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ALESSANDRIA – 29.10.2017 – Il tribunale di Alessandria

ha ammesso le società del gruppo chimico tortonese Mossi & Ghisolfi che ne avevano fatto richiesta alla procedura di concordato. Lo annuncia la stessa società, che due settimane fa era stata costretta a alzare bandiera bianca di fronte all’elevata esposizione finanziaria accumulata, soprattutto con le disavventure americane del maxistabilimento di pet che sta costruendo a Corpus Christi, in Texas. Il concordato permette alle società di proseguire nell’attività, ma fissa tempi stretti per la stesura dei piani industriali con i quali rimettere in sicurezza i conti. Centoventi sono i giorni concessi per presentare i documenti, sessanta solo per la società che gestisce la raffineria di bioetanolo di Crescentino, in provincia di Vercelli. Questo impianto è stata la risposta di M&G alla dismissione dell’Acetati di Verbania, chiusa la quale – abbandonando la produzione di fibre di nylon – s’è concentrata sul settore del biodiesel nel Vercellese, beneficiando anche di contributi regionali per l’innovazione.

Il futuro di Mossi & Ghisolfi interessa da vicino Verbania e l’ex polo chimico di viale Azari, o almeno ciò che resta di proprietà del gruppo tortonese dopo la vendita di Italpet agli americani di Plastipack. A oggi l’ex stabilimento Montefibre – già Rodhia – sorto negli anni ’20, è inutilizzato e oggetto di alcuni lavori di bonifica. È un investimento immobiliare improduttivo e, come tale, potrebbe essere ceduto, magari accelerando quella conversione che sinora è rimasta il sogno nel cassetto di tanti e che, a parte proposte e boutade, è l’operazione urbanistica più importante che Verbania dovrà fare da qui ai prossimi anni. 

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