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TORTONA – 17.10.2017 – Quale sarà il futuro dell’ex Acetati

di Verbania? La domanda, irrisolta dal 2010 – anno di chiusura dello stabilimento chimico di viale Azari sorto nel 1928 – si rilancia in questi giorni in cui, da Tortona, rimbalza la notizia della crisi di Mossi & Ghisolfi, la multinazionale della chimica che ieri ha presentato richiesta di concordato in bianco per le attività italiane e che s’appresta a fare lo stesso oltreoceano. Il gruppo, che ha stabilimenti in tutto il mondo e in Italia ha sedi operative a Tortona e Crescentino (in provincia di Vercelli, dove si produce biocarburante da colture agricole), ha chiuso il 2016 con 1,7 miliardi di euro di fatturato e 55 milioni di perdite (è il suo quarto esercizio consecutivo in rosso). È esposto per 2,5 miliardi, dei quali 500 milioni solo nel nostro paese.

Nata nel 1953 per la produzione di imballaggi plastici, Mossi & Ghisolfi è sbarcata a Verbania nel 1989, rilevando lo stabilimento dismesso della Montefibre e costituendo Acetati spa, poi chiusa nel 2010 nell’ottica di una conversione industriale del gruppo, che poco prima aveva venduto anche Italpet agli americani di Plastipack, disimpegnandosi totalmente da Verbania. I guai per Mossi & Ghisolfi vengono dal Texas e dal ritardo nel cantiere del maxistabilimento di Corpus Christi che ha messo in sofferenza il gruppo. Il concordato permetterà all’attività di proseguire e riaprirà i ragionamenti sull’intero gruppo, compresa la proprietà immobiliare verbanese, che non genera profitti e che potrebbe anche essere ceduta o valorizzata. Il sito industriale di viale Azari, nato per la Rodhia a fine anni ’20, per decenni ha costituito un serbatoio di posti di lavoro e un generatore di ricchezza. Oggi è un’area dismessa della quale s’è molto parlato con tante idee ma poche proposte concrete. 

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