VERBANIA – 13.10.2017 – Storie vecchie di 34 anni,
di un “caso” che all’epoca fu un piccolo terremoto nel microcosmo della politica verbanese e che, dimenticato, è tornato d’attualità in campagna elettorale, rispolverato con una denuncia per diffamazione. Nel processo a carico di Mauro Bardaglio, accusato di aver contribuito a diffamare – tramite una nota del M5S del 2014 – l’attuale assessore municipale alla Polizia municipale Giovanni Alba (nella foto), sono stati ricostruiti i fatti del 1983 per i quali l’allora dirigente comunale, esaminato dalla commissione disciplinare presieduta dal magistrato Corrado Lembo, fu sanzionato con il trasferimento temporaneo dalle Politiche sociali alla Biblioteca e con una sospensione dal servizio. A riferire che cosa accadde è stata Ivana Ronchi, che nella giunta guidata allora da Giacomo Ramoni, era titolare delle Politiche sociali. “Vennero da me tre funzionari e, documenti alla mano, mi mostrarono irregolarità nella contabilità dell’Eca, un ente di assistenza che era stato sciolto per legge e i cui beni stavano passando al Comune del quale si occupava Alba”. In sostanza, i conti non tornavano. “Non si capiva dove fossero finiti i soldi. Quanto? Non ricordo, ma una somma ingente. Io, comunque, raccolsi la segnalazione e la portai all’attenzione della giunta. Fu istruita la commissione disciplinare che sanzionò Alba”.
Di questi fatti, nel 2014, l’ex assessore parlò anche con Roberto Campana del Movimento 5 stelle: “Fu una chiacchierata, dissi che cosa ricordavo. Forse ho anche espresso il mio parere personale su quella vicenda, che ci poteva essere stata una distrazione di senaro. Non dissi, perché non l’ho mai saputo, se Alba avesse usato i soldi per le vacanze (che è l’oggetto dell’accusa di diffamazione, ndr)”.
Sulla Commissione disciplinare ha riferito Alfredo Macrì Del Giudice, ai tempi comandante della polizia municipale di Stresa, scelto come suo componente. “Non ricordo i fatti precisi, ma rammento che espressi al dottor Lembo perplessità sul fatto che ci potesse essere un reato penale come il peculato. Ma lui, che era magistrato e quindi più esperto di me, disse di no”.
Nulla di penalmente rilevante fu contestato e la vicenda si chiuse, ma non per Bardaglio, che venuto a sapere, 34 anni dopo, che Alba s’era candidato nel Pd, ebbe un moto di indignazione. “Ricevetti telefonate e lettere di persone che conoscevano come me quelle vicende, che sono anche tristi da raccontare”. Vicende legate all’Eca, che era stata sciolta e di cui Alba era stato il segretario, e che si occupava di assistenza agli indigenti. “In un verbale ricordo che si parlava di un assegno personale di Alba finito nella busta in cui dovevano esserci i soldi per una persona bisognosa. Il sindaco e il segretario comunale presentarono anche una denuncia, che non ha avuto seguito. So che indagarono anche sui suoi conti correnti”.
Tornando alle vicende del 2014, l’ex segretario Pci ha spiegato di essersi mosso per una questione etica. “Chiamai l’amica Marinella Franzetti, che oggi è vicesindaco e che doveva candidarsi con il Pd. Mi disse che stava andando in Federazione e che se Alba fosse stato in lista, lei si sarebbe tolta. Ne parlai anche con i 5 stelle, ma non scrissi materialmente io quel comunicato. Credo però che un risultato l’abbia ottenuto, perché dopo le elezioni Alba non è stato nominato assessore alle Finanze. L’ha fatto dopo, ma solo perché a Verbania si sono dimessi tanti assessori”.