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campana roberto

VERBANIA – 13.10.2017 – Chi ha materialmente redatto

quel comunicato? Chi ne ha condiviso il contenuto? Chi l’ha spedito ai giornali e pubblicato su internet? È rispondendo a queste domande, reiterate dal pubblico ministero Anna Maria Rossi, che il portavoce verbanese del M5S Roberto Campana ha reso dichiarazioni autoindizianti. Nel processo per diffamazione a carico dell’ex segretario Pci Mauro Bardaglio con parte offesa l’assessore Giovanni Alba, il consigliere comunale è stato chiamato a chiarire la genesi del comunicato stampa incriminato, quello in cui rivangando una vecchia vicenda che riguardava l’Alba dirigente comunale degli anni ‘80, ne aveva messo in dubbio l’onorabilità, criticando il Pd che lo candidava e che l’avrebbe anche potuto nominare assessore alle Finanze. “Si discute tutti insieme, una testa un voto, e a maggioranza si decide” – ha raccontato il militante M5S, che dal 2010 è vicino al movimento di Beppe Grillo. “La notizia ce la riferì Bardaglio, che era un nostro simpatizzante e partecipava alle riunioni. Allora, in campagna elettorale, eravamo anche 50-60. Fu così che venne deciso di mandare il comunicato, poi parzialmente corretto qualche giorno dopo”.

Su questa correzione ha riferito Simona Epifani, altra militante grillina, che ha ricostruito con lucidità i motivi di quella presa di posizione mirata alla trasparenza e a impedire che fossero elette persone che non erano immacolate. “Chiesi io, il giorno dopo, accesso agli atti in Comune per vedere il verbale della Commissione disciplinare. Ci venne dato il documento privo della parte secretata, che confermava il provvedimento. Ma correggemmo perché fosse chiaro che non vi era stata una condanna penale”, ha precisato.

L’aver ammesso la partecipazione alla stesura e all’invio del comunicato stampa del maggio 2014 ha indotto il giudice Rosa Maria Fornelli a sospendere la testimonianza, a avvisare entrambi che le loro affermazioni li rendono potenzialmente corresponsabili della diffamazione, invitandoli a nominarsi un legale. Il pm Anna Maria Rossi ha poi rinunciato a sentire altri testimoni che, avendo avuto il medesimo ruolo nel gruppo di lavoro grillino, avrebbero rischiato la stessa sorte. 

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