MONTEBELLUNA – 12.04.2017 – Il via libera agli accordi di transazione
con quei soci che si sono visti svalutare di più del 98% il valore delle azioni Veneto Banca acquistate a suo tempo, sono il primo passo verso la fusione con la popolare di Vicenza, il cui cda ha ratificato la medesima operazione transattiva.
Entrambe controllate dal fondo Atlante, entrambe in grossa difficoltà e sofferenza, entrambe decise a chiedere i danni agli ex amministratori, hanno un destino comune inesorabilmente segnato: il matrimonio. Le nozze, unite all’annunciata necessità di tagliare i costi, aprono la dolorosa pagina dei tagli. In attesa di un piano industriale, ma anche del via libera della Bce all’accesso ai fondi stanziati dal governo nel decreto salva-banche varato per il Monte dei Paschi di Siena (l’aumento di capitale è una condizione necessaria), sono iniziate a circolare le prime cifre degli sportelli a rischio e degli esuberi. A oggi la somma dei dipendenti dei gruppi Veneto Banca e popolare di Vicenza sfiora le 11.000 unità, di cui un migliaio impiegati nelle controllate (Banca Intermobiliare e le filiale estere di Veneto Banca, per esempio), che paiono destinate a essere cedute.
Una prima stima parla di 4.000 esuberi tra il personale e di un taglio degli sportelli di circa il 30%. Quale sarà la ripartizione sul territorio non è ancora chiaro anche se, intuitivamente, l’area più penalizzata sarà il Veneto, dove gli sportelli spesso si sovrappongono e dove si concentra il maggior numero di dipendenti. Nel Vco il punto interrogativo riguarda l’ex sede centrale della Banca popolare di Intra, che già ha subito un notevole ridimensionamento nell’ultimo lustro (con posti di lavoro gravitanti sulla città e la provincia persi del tutto).