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VERBANIA – 19.01.2017 – Del gruppo di truffatori

lui era stato una comparsa, l’autista ben vestito e dai modi cortesi che contribuiva a trarre in inganno i potenziali investitori. Andrea Ranza, torinese, 40 anni, era l’ultimo dei nove imputati coinvolti nella cosiddetta operazione “Biancaneve” a non aver definito la propria posizione. Tra il 2009 e il 2011 avevano creato un sodalizio criminale per proporre compravendite milionarie di immobili di lusso in tutta Italia. Si trattata di affari potenzialmente molto redditizi, che gli investitori però potevano concludere solo pagando in contanti. E quando i contanti venivano consegnati, i truffatori li sostituivano con denaro falso contenuto nel doppiofondo di una valigetta. Per gli otto imputati, di cui tre del Verbano Cusio Ossola, che hanno scelto riti alternativi, la giustizia ha disposto pene per complessivi trent’anni. Ranza, processato oggi dal tribunale di Verbania, è stato condannato a 2 anni, con la sospensione della pena e la non menzione, a fronte dei 3 anni e 6 mesi chiesti dal pm Gianluca Periani. La sentenza è stata letta dal giudice Elena Ceriotti, presidente del collegio composto da Raffaella Zappatini e Giorgia Busoli. 

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