BAVENO – 05.10.2016 – Wafa Koraichi resta in carcere

e andrà a processo. Il Gip del tribunale di Milano ha respinto anche la seconda istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati della 24enne mamma marocchina residente a Baveno che dallo scorso aprile è in carcere con l’accusa di terrorismo internazionale. Inizialmente detenuta a San Vittore, poi trasferita a Roma nel carcere di Rebibbia, dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura indagini s’è vista fissare la prima data del processo, chiesto dalla Procura di Milano con giudizio immediato, il 23 gennaio davanti alla Corte d’Assise di Como. Il Comasco è la zona di residenza del principale indagato, il kickboxer Abderrahim Moutaharrik che, seconda l’accusa, era in procinto di partire insieme alla moglie Salma per il Califfato unendosi alle file dei foreign fighters che combattono per l’Isis. Per “arruolarsi” l’uomo doveva ricevere una sorta di benedizione dai leader islamici, che gli sarebbe arrivata tramite whatsapp proprio dalla giovane residente a Baveno, in contatto con il fratello Mohamed, guerrigliero in Siria. La quarta persona coinvolta è Khachia Abderrahmane, che vive nel Varesotto, che aveva un fratello foreign fighter (Oussama, morto in Siria) e che si sospetta stesse progettando d’aggregarsi all’esercito dell’Isis.

Wafa, che vive a Baveno con il marito pizzaiolo e con un bimbo di quattro anni lavorava come lavapiatti in un albergo della città lacuale. È stata arrestata il 28 aprile nel blitz della polizia che ha coinvolto anche gli altri connazionali e da allora non ha mai lasciato il carcere nonostante le due richieste di scarcerazione (o di conversione in arresti domiciliari), le memorie difensive presentate e gli interrogatori resi.