BAVENO – 28.04.2016 – Il blitz è scattato
all’alba nel centro storico di Baveno, poco distante dal lungolago e dal municipio. I Ros dei carabinieri, che da mesi la tenevano sotto controllo pedinandola e filmandola, entrano in casa di Wafa Koraichi e la arrestano. La donna presunta jihadista, considerata dalla Procura di Milano e dalla Procura nazionale antimafia un membro affiliato a una cellula terroristica che stava pensando a un attentato a Roma, è una giovane mamma di 24 anni, da poco assunta come cameriera in un locale di Baveno. Nata in Marocco, in Italia da parecchio tempo, Wafa ha vissuto a lungo in provincia di Lecco, vicina al fratello Mohamed, altro elemento chiave dell’inchiesta, l’uomo da cui tutto è partito. Mohamed e la moglie italiana Alice Brignoli negli ultimi anni si sono avvicinati sempre più all’islam radicale, manifestando propositi jihadisti che un anno e mezzo fa li hanno portati a lasciare l’Italia per andare – insieme ai figli – a combattere per il Califfato in Siria. Secondo gli inquirenti la sorella, che dal 2013 è andata a vivere sul Verbano (il marito è pizzaiolo in un comune del basso lago), ha tenuto i contatti tra il foreign fighter e gli aspiranti terroristi in Italia.
Chi conosce Wafa la descriva come una donna gentile, educata, riservata, che alla nascita del figlio s’era rivolta ai servizi sociali per ottenere un aiuto e che non aveva mai mostrato atteggiamenti radicali o estremisti.