VERBANIA – 24.06.2016 – Questa volta la truffa
non ha pagato. Beffati da un assegno falso nella vendita dell’Audi A3 su internet, padre e figlia hanno avuto giustizia e un risarcimento. Il giudice Raffaella Zappatini del tribunale di Verbania ha condannato a un anno Domenico Vironda, un uomo di origini lucane residente nell’Eporediese che nel novembre 2012 truffò padre e figlia di Milano residenti a Oleggio Castello. Quest’ultima, in procinto di trasferirsi per un anno in Australia, aveva messo in vendita la sua Audi sul sito “autoscout”. All’annuncio aveva risposto un certo Vironda, con il quale era stato combinato un incontro di sabato mattina sotto il municipio di Arona. Incontro andato a buon fine perché, dopo le conoscenze reciproche e la visione del veicolo (che diceva d’essere il padre di colui con il quale era stato trovato l’accordo) erano saliti in municipio per firmare il passaggio di proprietà, suggellato da un assegno circolare di 11.500 euro. Essendo sabato, giorno di chiusura della banche, l’incasso avvenne solo il lunedì e l’arrivo in banca della “vittima” coincise con la scoperta: il titolo di credito, seppur di eccellente fattura, era falso. Padre e figlia sporsero denuncia e i carabinieri riuscirono a risalire all’identità di Vironda, processato per truffa. Difeso d’ufficio dall’avvocato Francesco Mora, è stato condannato a un anno (il pm Maria Portalupi aveva chiesto 9 mesi) e al risarcimento della parte civile di 13.000 euro. Il difensore ha insistito sul ruolo marginale del suo assistito, ultimo anello di una catena dedita alle truffe, in grado di fornire assegni circolari per nulla sospetti e di far sparire subito l’auto. A proposito dell’auto, qualche tempo dopo il padre della ragazza truffata fu contattato telefonicamente da una persona non precisata che gli offrì la restituzione dell’Audi A3 in cambio di 3.500 euro. Pur segnalando il fatto ai carabinieri, decise di non presentarsi all’appuntamento.