VERBANIA – 25.06.2015 – Sono due, uno verbanese e uno no,
i bambini in lista d’attesa nei due asili nido di Verbania per l’anno 2015/2016. Alla chiusura delle iscrizioni, come ormai accade da un po’ di tempo a questa parte, pochissime famiglie – che probabilmente saranno recuperate nei prossimi mesi – restano escluse da questo servizio che un tempo aveva ben altri numeri.
Colpa della crisi economica, perché le rette, seppur di gran lunga inferiori al costo del servizio, sono elevate e in un contesto di redditi in calo, di genitori in disoccupazione, mobilità o cassa integrazione, il servizio diventa voluttuario e è una delle prime voci del budget familiare che vengono tagliate, sempre che si possa contare su parenti cui affidare i figli.
L’ultimo bilancio del Comune ha certificato che il tasso di copertura del servizio è di circa il 30%. Vuol dire che se una famiglia versa 30 euro di retta mensile, le altre 70 vengono integrati con soldi pubblici. Le tariffe nell’ultimo quinquennio sono rimaste sostanzialmente invariate ma tutto ciò non basta per stare tranquilli, perché tra numeri e situazioni contingenti il servizio così come è strutturato è a rischio.
Le grandi città da tempo hanno iniziato a esternalizzare, cioè a affidare la gestione a terzi. In provincia anche Omegna ha scelto di percorrere questa strada. Verbania per ora s’è salvata, ma tra un anno esatto scade il contratto con la cooperativa che ha in appalto parte del servizio e, quindi, una riflessione s’impone.
Tra Renco e Pallanza la capienza è di 122 bimbi, dei quali 11 provenienti dai comuni convenzionati di Ghiffa, Cossogno, Oggebbio (tre l’uno) e Cambiasca (due). A seguirli ci sono educatori in forza all’ente, ma anche alla cooperativa. Stanti il calo delle domande, il taglio dei trasferimenti statali e l’impossibilità per gli enti pubblici di assumere personale – da qui il ricorso alla cooperativa – nell’arco di un anno si potrebbe imporre la stessa scelta fatta altrove.