VERBANIA – 10.01.2018 – Una popolazione anziana
che continua a invecchiare e un ricambio generazionale che non c’è. È la cosiddetta “sindrome delle culle vuote”, la scarsa propensione a fare figli, il male demografico di Verbania. Lo certificano i numeri e il consuntivo del 2017, che registra 197 nuovi nati. Non è un record negativo perché l’anno scorso furono 183 e due anni prima 185, ma è un numero sotto le duecento unità che è stato un po’ lo standard dell’ultimo decennio, con un picco di 253 nel 2009. Né viene in soccorso la presenza di neonati stranieri. Le coppie non italiane sono statisticamente più prolifiche. Negli ultimi due anni hanno pesato, rispettivamente, per il 19 e il 28% nel bilancio dei nuovi nati. Quest’anno c’è stata un’inversione di tendenza e con 27 tra fiocchi azzurri e rosa (51 nel 2016) s’è verificato un dimezzamento.
Se di bambini che rappresentino un ricambio generazionale c’è penuria, è rilevante al contrario il numero dei morti. L’anno scorso se ne sono andati 411 verbanesi. È il terzo anno di fila che si supera il tetto di 400, sintomo di una popolazione sempre più anziana e in là con l’età.
Questi numeri, uniti al saldo tra immigrati ed emigrati, portano il bilancio demografico del 2017 in negativo di 118 unità, facendo scendere la popolazione di Verbania – il dato è provvisorio e in attesa di validazione – a 30.709. Il 9,1%, segnatamente 2.801 persone, è straniero, in larghissima parte extra-Ue: 2.233. La comunità più numerosa è quella Ucraina con 502 residenti, seguita da quella romena con 421. A scendere 288 cinesi, 277 albanesi, 237 marocchini, 119 senegalesi. Su 14.415 famiglie il 39% è composta da una sola persona; il 29% da due, il 18% da tre e l’11% da quattro.