BAVENO – 08.11.2017 – Si combatte oggi l’ultima battaglia
per la Camera di commercio del Verbano Cusio Ossola. A Villa Fedora è convocato il consiglio di amministrazione che dovrà decidere se ricorrere al Tar contro l’accorpamento di “quadrante” a Biella, Novara e Vercelli (città che ne avrà la sede) deciso in estate o accettare la sorte della perduta autonomia. All’interno dell’ente camerale c’è un forte dissidio, con il partito di chi rivendica l’indipendenza guidato da Umberto Locatelli, il presidente dell’Unione industriale, sostenuto solo da alcune componenti. Nelle ultime riunioni del cda, quando si doveva decidere la strategia da opporre all’accorpamento, il compromesso s’è trovato con la richiesta di un parere legale commissionato all’avvocato Antonio Pinolini, ricevuto il quale s’è deciso per un ulteriore approfondimento legale. Ora i tempi stringono, i termini per il ricorso al Tar sono prossimi a scadere e serve una decisione.
Sul piano tecnico il nodo è il decreto del Ministero dello Sviluppo economico dello scorso 8 agosto, l’atto che ha definito gli accorpamenti; e il Decreto legislativo 219/2016, l’atto con cui il parlamento ha delegato al governo la razionalizzazione degli enti camerali e la loro riduzione. La criticità per impugnare al Tar il decreto deriverebbe – sostengono i legali – dal contrasto tra questi due documenti. Se la legge originale conteneva l’esplicita possibilità di “mantenere le camere di commercio nelle province montane (…) nei soli casi di comprovata rispondenza a criteri di efficienza e di equilibrio economico” e all’esito dei fatti, Il Vco chiude solo perché “non rispondente a criteri di efficienza e di equilibrio economico” mentre Sondrio resta “in quanto provincia montana e rispondente ai criteri di efficienza e equilibrio economico”, ci si interroga su quale reale criterio – e che peso avesse – si fondassero le intenzioni del legislatore. Ciò porrebbe una questione di legittimità costituzionale per “eccesso di delega” che, se presentata e accolta, potrebbe invalidare l’intero processo di razionalizzazione delle Camere di commercio.
I membri del Cda di Villa Fedora oggi sono chiamati a decidere su queste basi, ma è chiaro che il voto è anche e soprattutto politico. Perché è stata la politica, nella fattispecie il parlamentare locale Enrico Borghi, a introdurre quel criterio di specificità e a annunciare il “salvataggio” della Camera di commercio del Vco poi naufragato. La stessa politica che a altre longitudini ha spinto affinché si risparmiasse Sondrio (come è avvenuto) e che oggi, a parte prese di posizione pubbliche (l’ultima, unanime, del Consiglio provinciale su richiesta dell’ex sindaco di Gravellona Toce Rino Porini), tace lasciando che a scannarsi siano imprenditori, artigiani, commercianti e tutte le categorie rappresentante nel consiglio camerale del quasi ormai ex Vco.
Oggi l’ultima battaglia per l’autonomia della Camera di commercio del Vco