VERBANIA – 28.10.2017 – Tutti assolti perché il fatto non sussiste.
S’è chiuso oggi con la sentenza di primo grado il processo per la presunta maxi-evasione fiscale da 125 milioni di euro a carico di un ramo della nota famiglia di rubinettai cusiani Giacomini. Il giudice Raffaella Zappatini ha stabilito che nessuno dei cinque imputati, i cugini Massimo e Marco Giacomini, una loro congiunta Sofia Bertù, e i loro consulenti Francesco Sicher (avvocato) e Marco Garavaglia (commercialista) ha commesso il reato che gli era stato contestato dal sostituto procuratore Fabrizio Argentieri.
L’inchiesta è una costola dell’affaire Giacomini, la dinasty familiare tra imprenditori che, scoppiata per il controllo del gruppo, fece emergere un ingente flusso di denaro dall’Italia al Lussemburgo e viceversa tramite un trust, un fondo fiduciario. Nel 2005 il passaggio generazionale tra gli imprenditori aveva creato aspri conflitti tra i parenti. Un ramo dei Giacomini era stato liquidato e l’operazione era stata conclusa mediante il trust. Nel settembre del 2011 Corrado Giacomini, cugino degli imputati a Verbania, aveva denunciato un agguato sotto la sua abitazione di Orta. La Procura di Verbania, ritenendolo fasullo, l’aveva denunciato (processato, è stato poi assolto) per simulazione di reato. Questo episodio accese i riflettori sulle vicende dei Giacomini, innescando le indagini per evasione fiscale. Le vicende relative ai Giacomini residenti nel territorio del tribunale di Novara sono state valutate in quella sede e si sono chiuse con l’archiviazione chiesta dalla Procura.
L’altro filone, sviluppato a Verbania, ha dato vita a un processo durato due anni e 23 udienze al termine delle quali il pm Argentieri ha chiesto 3 anni per Garavaglia e Sicher e 2 anni per Massimo e Marco Giacomini e per Sofia Bertù, che il giudice ha però assolto.