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v banca

ROMA – 24.10.2017 – Le “baciate” di Veneto Banca

valgono 350 milioni di euro e possono permettere ai correntisti che le hanno sottoscritte di costituirsi parte civile nel processo penale che si sta per aprire a Roma. A dare una speranza – francamente un po’ aleatoria, perché dell’osso è rimasta pochissima polpa – è il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Il magistrato oggi ha parlato alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche presieduta dall’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, confermando che la prassi delle cosiddette “baciate”, prestiti erogati in cambio dell’acquisto di azioni, ha portato all’emissione di azioni per non meno di 350 milioni di euro. Per la Procura l’operazione in sé non rappresenterebbe una violazione, se non che andava dichiarata ai fini del calcolo del patrimonio di vigilanza, che in questo modo veniva integrato artatamente. In pratica Veneto Banca, costretta a svalutare centinaia di milioni di crediti deteriorati, per integrare il patrimonio usava come stratagemma la vendita di azioni finanziata con prestiti. Anziché con denaro fresco contante, l’istituto veniva “puntellato” con altro debito, facendone avvicinare il crac, come poi avvenuto con la dichiarazione di liquidazione coatta amministrativa e la cessione della rete a Intesa Sanpaolo. Per i reati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza procede la Procura di Roma, per gli altri reati gestionali quella di Treviso, tribunale sotto il quale ricade per competenza Montebelluna.

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