VERBANIA – 24.10.2017 – Il disavanzo certificato
da dirigente e revisori è di 5,4 milioni: 1,8 arriveranno da Roma, ma ne mancano sempre 3,6. È ancora una volta in deficit il bilancio della Provincia del Vco. A poco più di due mesi dalla fine dell’anno, l’ente non è in grado di approvare il preventivo 2017 perché non può coprire per intero quei 25 milioni di spese indispensabili alla sua sopravvivenza. È questa la fotografia delle casse pubbliche provinciali illustrata ieri sera all’assemblea dei sindaci dal presidente Stefano Costa, che attende novità dal governo ma che, al contempo, pensa a un piano di riequilibrio con il debito spalmato su più anni.
I conti hanno tenuto banco per oltre un’ora in sala Ravasio, anche con attacchi polemici. Il primo a affondare il colpo è stato proprio Costa, che ha scaricato sul suo predecessore Massimo Nobili la responsabilità di aver inserito a bilancio 12 milioni di canoni idrici regionali “finti”, soldi che non c’erano “se non in una lettera dell’assessore Quaglia (giunta Cota, ndr) smentita dall’assessore Reschigna (giunta Chiamparino, ndr)”. Decisa la replica di chi, in allora, era in maggioranza. “Critiche ingiuste – ha replicato Alberto Preioni, già assessore della giunta Nobili –. Quei soldi ci erano stati promessi e, comunque, noi abbiamo portato al Tar la Regione che non ci voleva dare i soldi per le funzioni delegate: ci siamo battuti per il Vco”. “Anch’io ho, da assessore provinciale al Bilancio – ha detto Paolo Marchioni, oggi sindaco di Omegna – ho impegnato i soldi con una lettera di Mercedes Bresso. Non avevo motivo di dubitarne”. “Vorrei ricordare – ha aggiunto Luigi Spadone, consigliere provinciale di minoranza – che quei bilanci erano certificati da dirigenti e revisori e che, se i soldi non ci fossero stati, li si potevano togliere già dal bilancio 2014”.
Polemiche a parte, che l’attività della Provincia, scesa da 230 a poco più di 100 dipendenti e più che dimezzata nel “fatturato” (oggi il bilancio vale circa 25 milioni) sia in difficoltà è evidente e per colpa del governo. Di tutti i governi, a prescindere dal colore, succedutisi negli ultimi sette-otto anni. L’ha confermato Emanuele Ramella, presidente di Biella e dell’Unione delle province piemontesi. Il problema è che cosa fare adesso. “L’architrave istituzionale delle Province dopo la legge Delrio – ha spiegato Ramella – è affidata alla prossima legislatura”. Nel frattempo si attende la Finanziaria e un ravvedimento del governo Gentiloni nel coprire i deficit delle numerosissime Province sull’orlo del baratro, e il Tar del Lazio che a gennaio discuterà il ricorso del Vco contro il governo per i troppi tagli subiti. E, nell’immediato, per garantire la salatura delle strade e lo sgombero in caso di neve, la Provincia pensa a un atto di indirizzo del Consiglio per poter affidare gli appalti in attesa che arrivino le risorse.
“In questi tre anni abbiamo lavorato per far sopravvivere l’ente – ha ricordato Costa – anche con risultati significativi, come il Movicentro che s’è sbloccato, con l’alberghiero Maggia che speriamo riparta nel 2018. Abbiamo finanziato il Piano neve contenendolo nelle spese e siamo tornati a fare lavori sulle strade. Siamo anche in corsa per alcuni fondi Interreg”. “Forse io e Costa viviamo in due realtà indifferenti. Non abbiamo soldi per i lavori stradali e per le scuole. Ha senso andare ancora avanti così?”, ha replicato il sindaco di Cannobio Giandomenico Albertella. “Come sindaco sono incazzato – ha raccontato Renato Agostinelli di Trarego Viggiona –. In questi anni ho preso il falcetto e con i volontari abbiamo pulito la Provinciale e per il passaggio del Giro d’Italia le buche le abbiamo chiuse noi”. “Capisco la frustrazione, ma non è il momento di mollare”, ha dichiarato Maria Rosa Gnocchi di Baveno.