VERBANIA – 07.10.2017 – C’era una volta Forza Italia.
La faida sul simbolo del partito e sul nome del presidente Berlusconi, che da bagatella locale è assurta a caso politico regionale con tanto di risvolti legali, giunge nell’ora più buia del partito che dal 1994 a oggi è stato una delle prime – a volte anche la prima – forza politica del Vco, che ha eletto parlamentari, consiglieri e assessori regionali, sindaci e presidenti di Provincia. Che quella azzurra sia una forza ai minimi termini – oltretutto ancor più minimi che in altre parti e capoluoghi d’Italia – lo dicono innanzitutto i numeri. Negli anni d’oro Fi viaggiava sopra il 20% in quasi tutte le elezioni: amministrative, provinciali, regionali, politiche e europee. Nel 2014 la lista che a Verbania sostenne Mirella Cristina come candidato sindaco (allora indipendente, poi tesserata Fi) portò a casa 1.745 voti, il 10,85%, secondo partito dietro il Pd (a 36,95%).
Da lì in poi la parabola è andata calando drasticamente, nonostante le vittorie di Lucio Pizzi a Domodossola nel 2016 e di Paolo Marchioni a Omegna nel 2017. Il primo s’è messo alla testa di una civica, il secondo è stato lanciato dalla Lega Nord. In entrambi i casi Forza Italia ha giocato un ruolo da comprimaria, come poi hanno dimostrato le urne: 699 voti a Domo nel 2016 (8,1%), sesta lista su nove; 468 a Omegna pochi mesi fa (7,38%), quinto partito su quattordici.
Tornando a Verbania, tre anni fa le preferenze premiarono Adrian Chifu, Lucio Scarpinato, Michael Immovilli e, come candidato sindaco, Mirella Cristina. Nessuno di loro aveva un pedigree politico azzurro. Scarpinato è di estrazione democristiana e è approdato nel centrodestra tramite l’Udc prima e il Pdl poi. Chifu è espressione di una comunità, quella romena, e nel 2009 fu candidato in una lista civica. Immovilli – come Cristina – viene da Alleanza nazionale e, in particolare, dal movimento giovanile in cui ha militato ai tempi di Marco Zacchera e Luigi Songa.