GIGNESE – 15.09.2017 – “Mi vergogno anche solo
a raccontarlo, non pensavo di essere così sprovveduta, ma in quel momento mi sentivo soggiogata”. Così inizia, di fronte al giudice Rosa Maria Fornelli, la testimonianza di un’anziana “vittima” della truffa del mercurio. La donna, originaria di Gignese, da anni vive in Svizzera – paese di cui è cittadina – ma puntualmente torna nella casa di famiglia sul Verbano per trascorrere le vacanze. L’ha fatto anche nell’estate dell’anno scorso quando, la mattina del 2 agosto, ha sentito suonare il citofono. A chiedere di poter entrare, dicendo di essere stato autorizzato da una parente, era un uomo alto con un cappello con visiera calato sulla testa, che indossava pantaloni scuri con una bada rossa e su una giacca blu mostrava, appuntato, un cartellino identificativo. “Mi disse che c’era stato un problema all’acquedotto e l’acqua era contaminata. Andò verso il rubinetto della cucina, si fece dare un bicchier d’acqua, poi estrasse un apparecchio di plastica con un lungo becco arancione che immerse nel liquido”. Il finto addetto le disse che quello era un test. “Mi disse che l’acqua conteneva mercurio e che l’avrebbe distrutto con una sostanza chimica ma che, per salvare l’oro che viene danneggiato dal mercurio, dovevo prendere tutti gli oggetti preziosi, metterli in un sacchetto e nasconderli nel frigorifero”. La donna lo fece, cadendo nella trappola. “So che era una storia stupida, ma ero soggiogata, non potevo dire no, non so che cosa mi fosse preso, se mi avesse dato qualche droga”, ha aggiunto confermando che, andato via l’uomo, aveva perso tutto: gioielli e contanti per un valore complessivo di 10.000 euro. “Il giorno dopo una turista tedesca ha trovato nei boschi di Orta il mio portafogli con i documenti, un orologio d’oro e tutte le scatolette vuote, che mi è stato ridato. Il resto non l’ho mai avuto”.
Per questo e altri dieci episodi avvenuti nella zona del Mottarone nel luglio-agosto 2016 sono a processo a Verbania Giuseppe De Lorier e Giuseppe Icardi, cognati torinesi che la Procura di Verbania ritiene autori dei furti con destrezza – queste truffe del mercurio – verificatisi tra il Verbano, il Vergante e il Cusio, identificati durante le indagini grazie a dossier fotografici mostrati a vittime e testimoni.