VERBANIA – 22.08.2017 – Al di là dell’inquinamento
e delle vicende amministrativo-penali legate alla gestione e affidate agli uffici, il futuro del forno crematorio di Verbania è un tema che, diventato centrale – anche con forti contrapposizioni polemiche – nell’agenda politica dell’Amministrazione, è sparito dal radar e dal dibattito pubblico.
Di esternalizzare il forno crematorio si discute da più di un lustro, con l’Amministrazione Zacchera che, prima delle dimissioni del sindaco, aveva avviato alcune valutazioni. Terminato il commissariamento, la giunta Marchionini ha accelerato quasi da subito. Nel 2015 è pervenuta la proposta di project financing delle ditte ossolane Altair e Edilver, specializzate nel settore e già gestrici di analoghe strutture a Domodossola, Trecate, Acqui Terme, Olbia, Cava de’ Tirreni e Cagliari. Proposta che consisteva nell’ammodernare l’impianto e gestirlo (anche rilevando il personale) per un periodo lungo, proporzionale agli investimenti effettuati, in cambio di un aggio a favore dell’ente pubblico. In settembre il Consiglio Comunale ha approvato l’esternalizzazione, aggiungendovi i servizi cimiteriali di Pallanza. La giunta i novembre ha accettato l’offerta Altair (tuttora secretata nei dettagli). Un movimento trasversale di forze politiche d’opposizione e di privati cittadini contrari al progetto ha chiesto però un referendum abrogativo, bloccando l’iter. I verbanesi sono andati alle urne il 17 aprile 2016. Hanno votato in 7.959, con una netta prevalenza del “no” all’esternalizzazione (78,7% contro 21,3%), ma meno degli 8.653 del quorum, mancato per meno di 700 voti. Pur uscendo vincitrice, la giunta Marchionini ha dovuto incassare la posizione della segreteria Pd che, prima del voto, aveva votato – spaccando in due il gruppo consiliare – una mozione critica sul percorso del progetto. È arrivata così, prima di andare alle urne, la revoca della delibera di giunta che accettava il project financing. Nonostante l’espressa volontà post-voto del primo cittadino di andare avanti verso un “nuovo forno crematorio moderno ed efficiente, a differenza dell'attuale ormai obsoleto, e che abbia una struttura moderna, accogliente e con una dignitosa e necessaria sala del commiato”, da realizzare “in maniera ambientalmente compatibile (…) negli interessi di tutti i cittadini”; e nonostante Altair e Edilver abbiano ripresentato il project financing, da allora nulla è più accaduto.
Sedici mesi sono trascorsi dal referendum, una ventina abbondante mancano alla fine del mandato amministrativo ma del forno non si parla più.