1

v banca sede m belluna

MONTEBELLUNA – 08.07.2017 – La liquidazione di Veneto Banca

e il subentro di Intesa San Paolo segnano, oltre che un fatto epocale, anche uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo” i rapporti tra la banca e i clienti. Il prima era, forse anche per le speranze di rimediare a una situazione drammatica, una sorta di tregua armata in cui tanti soci-correntisti, a iniziare da chi aveva aderito al mini-rimborso e alla rinuncia alle azioni legali, era timoroso a muoversi. Allo stesso modo, sul fronte istituzionale, non è sembrata esserci, per le ragioni di prima, una forte volontà di approfondire con decisione tutte le situazioni critiche, forse per il timore di innescare reazioni potenzialmente incontrollabili.

Il “dopo”, cioè la liquidazione e la cessione, hanno aperto nuovi fronti. Anche giudiziari. Rimbalza da Trevisto la notizia, diffusa dai media locali, che sul tavolo della Procura della Repubblica giacciono centinaia di querele di soci nei confronti di quei dipendenti, direttori o promotori finanziari che siano, che hanno fisicamente venduto le azioni sopravalutate (e, quindi, poi fortemente svalutate). Numerose sono vecchie, alcune sono rimbalzate da una Procura all’altra per definire di chi fosse la territorialità. A essere chiamati in causa non sono solo i vari Flavio Trinca (ex presidente), Vincenzo Consoli (ex direttore generale), membri del cda e alti manager, ma anche i dipendenti in loco. Truffa e estorsione (per le cosiddette “baciate”, prestiti con l’obbligo di acquisto di azioni) sono i reati paventati da chi ha presentato denuncia incolpando chi li aveva esortati a acquistare azioni o obbligazioni. E sono tanti. A Treviso si attende a giorni un magistrato di “rinforzo”. E a Treviso potrebbero finire alcuni casi denunciati anche nel Vco per operazioni concluse nel perimetro della ex popolare di Intra. Si tratterebbe di quelli di più alto livello, cioè per i quali si ipotizzano decisioni prese dall’alto.

In realtà un’attività di indagine è già in essere a Verbania e nel Vco perché già mesi fa c’è chi ha sporto denuncia, o perché ha disconosciuto la firma sui contratti di acquisto, o perché ritiene che i contratti si siano conclusi con raggiri. Non è ancora chiaro quale sarà il futuro di queste cause, ma è plausibile pensare che gli eventuali processi contro i direttori o i venditori di Veneto Banca potrebbero restare sui territori, mentre quelle di più alto livello finire a Treviso.

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti l'utilizzo dei cookie.