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VARESE – 15.05.2017 – Scoppia all’alba il “caso” Lidl,

con la raffica di arresti e perquisizioni condotti dalla Guardia di finanza di Varese e dalla questura di Milano. Sono 15 gli ordini di custodia cautelare – di cui 11 in carcere – chiesti dalla Direzione investigativa antimafia e autorizzati dal gip del capoluogo lombardo. I destinatari sono imprenditori e funzionari pubblici accusati di aver portato la mafia dentro alcune direzioni italiane della multinazionale tedesca della grande distribuzione e dentro appalti pubblici. La magistratura ha posto in amministrazione controllata per sei mesi le direzioni Lidl di Biandrate (che comprende il Piemonte orientale e la Lombardia occidentale), Volpiano (Valle d’Aosta, Piemonte occidentale e il Ponente della Liguria), Somaglia in provincia di Lodi (il resto della Lombardia e un pezzo di Emilia Romagna) e di Misterbianco, in provincia di Catania. Insieme controllano 218 filiali, tra cui quelle di Vco e Novarese.

La Lombardia è il fulcro dell’inchiesta, che si collega a Catania per i contatti tra i clan mafiosi Laudani e “Mussi i ficurinia”. Clan che, secondo le indagini, s’erano infiltrati nel tessuto economico lombardo tramite imprenditori o prestanome che, mettendo anche a libro paga funzionari pubblici, ottenevano appalti pubblici – anche la vigilanza privata del tribunale di Milano – ma anche i contratti di ristrutturazione e manutenzione delle sedi Lidl. Parte del denaro veniva utilizzato per pagare le spese delle famiglie degli affiliati alle cosche che si trovano in carcere.

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