VERBANIA – 22.03.2017 – Chi ha a cuore la Provincia
come ente istituzionale e tiene ai servizi che eroga ci sarà. La riunione convocata oggi al Tecnoparco dal presidente del Vco Stefano Costa è l’occasione per capire davvero qual è l’attaccamento del territorio verso la Provincia, che attraversa una crisi istituzionale senza precedenti. Il “no” al referendum costituzionale ha salvato l’ente, che non sarà cancellato dalla Costituzione, ma il governo ha proseguito in tagli drastici che impediscono anche solo l’approvazione del bilancio preventivo 2017. In questo clima Costa e l’Upi (Unione delle province italiane) hanno presentato alla magistratura un esposto cautelativo e si stanno mobilitando per azioni di protesta. Azioni che per la minoranza del gruppo “la Provincia per il territorio” dovrebbero essere le dimissioni di massa. “L’esposto è fine a se stesso, poiché o un reato si configura (preventivamente?) – e noi non lo vediamo – oppure l’esposto non potrà che essere archiviato”, scrivono in una nota i consiglieri Luigi Spadone, Fabio Basta e Mario Geraci, che criticano l’incoerenza di Costa, che da un lato come esponente di partito sottoscrive la candidatura di Matteo Renzi e dall’altro protesta contro i tagli aggravati proprio dal governo Renzi: “certo, anche i Governi precedenti hanno le loro colpe, ma l’accelerazione voluta dal penultimo Presidente del Consiglio, senza preventivamente studiare soluzioni alternative per le funzioni lasciate senza ossigeno, è sotto gli occhi di chiunque osservi la Cosa pubblica con un minimo di attenzione. Noi siamo pronti a dimetterci, lo sia anche il Presidente”.
Un’ultima considerazione è sui rischi del mancato arrivo delle risorse finanziare per garantire, a esempio, manutenzioni nelle scuole superiori e nelle strade. “Inizi il Presidente Costa col chiudere qualche aula non idonea o qualche tratto di strada pericoloso – affermano –. Lo faccia. Anche a tutela dei suoi funzionari, perché qualora accadesse qualcosa, gli organi preposti obietteranno che la strada o la scuola andavano chiuse in quanto pericolose, non esimendo alcunché gli esposti preventivi”.