MONTEBELLUNA – 11.03.2017 – La prossima settimana
potrebbe essere decisiva per il futuro di Veneto Banca (e della popolare di Vicenza), ma soprattutto dei suoi soci, obbligazionisti e correntisti. L’istituto di credito di Montebelluna, destinato a fondersi con la “cugina” vicentina secondo il piano dell’azionista di riferimento, il fondo Atlante, è alle prese con due snodi fondamentali per la sua stessa sopravvivenza. Il primo è il responso della Bce sull’aumento di capitale garantito dallo Stato (sul modello di Monte dei paschi di Siena) che, stando alle notizie riportate dai principali quotidiani finanziari, sta subendo rallentamenti. Le notizie che filtrano da Francoforte sono quelle di criticità legate all’operazione congiunta Veneto banca-popolare di Vicenza, che potrebbero addirittura mettere a rischio una delle due.
La parola che inizia a circolare tra i media è “bail in”, cioè il meccanismo per cui i conti in rosso della banca li devono ripianare, nell’ordine: a) azionisti, b) obbligazionisti, c) correntisti con depositi sopra i 100.000 euro. Un meccanismo introdotto due anni fa e mai applicato, che spaventa e non poco.
Il secondo dossier di Veneto Banca, legato in parte al primo, è quello del potenziale contenzioso legale. Ieri il cda ha ratificato la decisione, già nell’aria, di allungare al 22 marzo la data entro cui è possibile aderire all’offerta conciliativa per i soci “beffati” dalla maxisvalutazione delle azioni (passate da quasi 40 euro a 0,20 centesimi). L’obiettivo, ancora molto lontano, è di giungere all’80% di adesioni, in modo da disinnescare ogni azione che potrebbe ulteriormente minare i conti della banca.