VERBANIA – 06.03.2017 – Tra il 2010 e il 2012

era stato uno dei “casi” più discussi dall’opinione pubblica verbanese. Attorno al “Caffè delle rose” (ri)aperto nella parte alta della Ruga di Pallanza come locale per i giovani gestito da tre under 30 verbanesi, era nata una fortissima diatriba sui rumori provenienti dal locale pubblico. A levare vibranti proteste fu la famiglia Lisi-Butti, che abitava (lì vive tutt’ora, ma il locale è chiuso) al piano superiore del locale e che, a un certo punto, iniziò a chiamare con insistenza le forze dell’ordine. Carabinieri, polizia e vigili intervennero a più riprese, soprattutto tra il 2011 e il 2012. I Butti protestarono pubblicamente, chiesero l’intervento del difensore civico, sporsero anche denunce (due procedimenti sono poi stati archiviati) ottenendo come unico risultato un’ordinanza dell’allora sindaco Marco Zacchera che riduceva gli orari di apertura  e che fu anche sospesa dal Tar.

In questa querelle si inserisce il processo che pende di fronte al giudice di pace di Verbania e che vede imputati i tre gestori – Gianluca Lembo, Jessica Mura e Antonio Carlucci – di minacce. I fatti, riconducibili agli esasperati (da entrambe le parti) rapporti, si riferiscono a un episodio in particolare, quello del 6 aprile 2012, una sera in cui i carabinieri intervennero per ben tre volte tra le 23,30 circa e l’1,30 perché chiamati a risolvere un diverbio. Oggi di fronte al giudice Silvia Terracciano la signora Rita Lisi, parte offesa, ha raccontato quella notte: le sue videoriprese prese dalla finestra dei gestori che, a suo dire, facevano baccano; il citofono da questi suonato per svegliarli; il marito che ai solleciti scese in strada e fu circondato; l’arrivo dei carabinieri. Questi ultimi hanno testimoniato senza riferire di fatti eclatanti avvenuti in loro presenza. L’udienza è stata aggiornata per sentire altre persone e per capire se e quali minacce siano state riferite, con la possibilità di vedere e ascoltare il video ripreso dalla donna.