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bevilacqua farindola

VERBANIA – 24.01.2017 – Le foto che scorrono

alle sue spalle hanno tutte una costante: una montagna di neve. Tornato a casa da poco, Danilo Bevilacqua, caporeparto dei vigili del fuoco di Verbania – è di Vogogna – specialista del nucelo speleo-alveo-fluviale e del reparto volo di Torino Caselle, ha raccontato la sua storia di soccorritore in azione a Farindola, sul Gran Sasso. Danilo è uno tra coloro che ha individuato e estratto i sei sopravvissuti dell’hotel Rigopiano travolto dalla valanga. In una conferenza stampa alla presenza dei colleghi e dei vertici locali del corpo ha raccontato quelle ore di instancabile lavoro coronate dalla gioia di aver salvato vite umane. “Stavo scendendo in Abruzzo per l’emergenza neve e mi hanno mandato al Rigopiano – ha spiegato –. La valanga è caduta alle 17,30 del giorno prima, noi siamo arrivati lì la mattina dopo, tra le 8,30 e le 9. Sul posto c’erano già i colleghi di Pescara, il soccorso alpino locale e il Sagf della Finanza”.

Esperto e addestrato a operare sulla neve, Bevilacqua s’è trovato di fronte a uno scenario innaturale. “Quello è l’albergo – ha affermato indicando una sagoma confusa tra la neve nelle immagini che s’è portato dietro dal Gran Sasso –. Ci siamo organizzati e abbiamo iniziato a cercare i punti di accesso e, quando avevamo indizi, a scavare, ma era difficilissimo per la tanta neve”. L’esperienza è stata fondamentale. “Credo che l’istinto del pompiere abbia aiutato: captare gli odori, ragionare mentre si scava sulle possibili zone dove si sarebbero potute formare cavità per i superstiti. È stato comunque un lavoro di grande sinergia con tutti i colleghi sul posto. E il più grosso aiuto ce l’ha dato l’unico superstite che ci ha guidati”.

Un inferno bianco. Questo era l’aspetto della vallata su cui sorgeva l’albergo. “L’Abruzzo è una terra martoriata e i suoi abitanti ne hanno passate tante. Prima c’è stato il terremoto, in quei giorni Pescara era alluvionata. E noi, man mano che salivamo in montagna, vedevamo la neve crescere sempre più”. In quei frangenti c’è comunque poco tempo per riflettere. Bisogna agire, rispettare l’organizzazione e seguire le pratiche imparate in addestramento. “Sul momento non pensi a nient’altro. Per due giorni abbiamo mangiato panini freddi ma ci abbiamo ragionato solo rientrando, quando ci siamo fermati a mangiarci un piatto di pasta davanti a una birra”. Sulle polemiche che hanno accompagnato e accompagnano la macchina della prevenzione e del soccorso, il vigile del fuoco è schietto. “Dal terremoto del 1997 ho operato in tutti gli scenari e i problemi sono rimasti gli stessi, ma anche il nostro lavoro e impegno non è mai cambiato: facciamo il nostro dovere”.

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