VERBANIA – 15.12.2016 – Di chi sono e quanto valgono
le attrezzature e gli utensili nautici che si trovano nei magazzini della Nautica Bego di Pallanza? Ruota attorno a questi quesiti il processo nel quale Maurizio Bego, titolare dell’omonima attività, è imputato del reato di appropriazione indebita. Secondo un suo ex dipendente, il lombardo Marco Catalano, si sarebbe tenuto gran parte del materiale con il quale, trasferitosi sul Verbano insieme al fratello per riprendere l’attività di meccanico che stava cessando in proprio, aveva iniziato a lavorare a Pallanza. Invasi per imbarcazioni, una caldaia, un carrello di attrezzi, due “muletti” per il trasporto merci e altro materiale sono l’oggetto del capo di imputazione.
Catalano sostiene che solo una parte di ciò che aveva portato con sé rientrava in un accordo forfetario da 2.500 euro e che il resto doveva essere pagato. Quanto non si sa, né quanto sia il valore, materia di scontro tra le parti. Secondo l’avvocato di Catalano valevano 8.000 euro solo i carrelli, secondo Bego poco o nulla trattandosi di materiale non omologato e obsoleto, che lui aveva ritirato in una sorta di “pacchetto” con i due fratelli meccanici. Oggetto del contendere è anche la lettera di accordo che il meccanico non riconosce per intero ma solo nella prima parte, quella dei 2.500 euro e che l’imputato ha dichiarato essere stata discussa da entrambi.
Tra le parti è pendente una causa di lavoro, anche per un infortunio che l’operaio ha subito nel cantiere di Pallanza. E a una controversia civile ha chiesto sia ricondotta l’intera vicende l’avvocato di Bego, Paolo Patacconi (che lo assiste insieme a Ferdinando Brocca), che ha chiesto l’immediata assoluzione ritenendo che sussistendo un contratto tra le parti non ci sia l’appropriazione indebita ma solo una controversia sul pagamento. Il giudice Raffaella Zappatini ha rinviato il processo al 23 dicembre.