BELLINZONA – 11.12.2016 – Che fine ha fatto
la legge “Prima i nostri?”. A meno di tre mesi dal sì al referendum che in Canton Ticino ha introdotto la priorità nelle assunzioni ai cittadini svizzeri a discapito dei frontalieri, oltreconfine si lavora – non troppo alacremente, data anche la delicatezza “diplomatica” dell’argomento – per dare attuazione all’indirizzo uscito dalle urne con il voto dei ticinesi. Nei giorni scorsi s’è tenuta la quarta riunione della commissione istituita ad hoc, che ha visto uscire una prima modifica: le assunzioni in BancaStato (la banca cantonale, di proprietà pubblica) vedranno in prima fila gli svizzeri. La notizia in sé ha più un valore simbolico che altro, dal momento che sui circa 400 impiegati dell’ente, non figura alcun lavoratore frontaliere. Ciò su cui si discute di più, e che avrebbe implicazioni molto più rilevanti, sono gli appalti pubblici e l’accesso che le aziende potrebbero avervi. Nel caso che prevalga una linea autoctona, sarebbero penalizzate – soprattutto nel settore edile – le imprese italiane che operano oltreconfine.