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VERBANIA – 21.02.2016 – Condannati, ma non per stalking.

S’è chiuso con il ridimensionamento del capo d’imputazione e della pena il processo a carico di Giuseppe Vasile e Antonina Coppola, coniugi residenti a Trobaso. Lui poliziotto, lei infermiera in Svizzera, erano accusati dalla Procura di Verbania di atti persecutori contro la coppia del piano di sotto – che ha un figlio piccolo – per ripetuti episodi di rumori molesti, getto di acqua, peli di animali e escrementi nel giardino di sotto, ritenuti dispetti continui e volontari configurabili appunto come atti persecutori, stalking.

Su questi fatti, che abbracciano un periodo di circa un anno (tra il 2013 e il 2014), nel corso della diverse udienze del processo sono stati sentiti numerosi testi, alcuni dei quali hanno confermato episodi specifici. Nel chiedere una condanna severa – 2 anni per lui, 1 anno e 8 mesi per lei – il pm Guido Dell’Agnola ha puntato molto sul racconto della parte offesa che, costituita con l’avvocato Tiziana Schembri, aveva chiesto un risarcimento complessivo di 35.000, 20.000 dal marito e 15.000 dalla moglie. Ritenendo quella versione credibile e attendibile, ha messo in fila gli eventi individuando un filo conduttore e ritenendo provati gli effetti dello stalking: grave stress, timore per sé o per gli altri, cambio delle proprie abitudini.

Di una ricostruzione “da romanzo fantasy” ha parlato Massimo Vairetti, legale degli imputati, che ha negato con forza l’esistenza dello stalking, sostenendo che non vi sia mai stato dolo e volontà di danneggiare gli altri, e ridimensionando gli episodi facendoli rientrare tra la casistica dei pessimi rapporti di vicinato. Smontando le tesi dell’accusa ha chiesto l’assoluzione o, in subordine, la possibilità di oblare se il reato fosse stato derubricato a contravvenzione.

Contro Vasile c’era anche un altro capo di imputazione, il furto di corrispondenza, violazione della privacy che la polizia ha verificato piazzando una telecamera nascosta al di fuori dello stabile e utilizzando agenti in borghese per tenere d’occhi la cassetta delle lettere.

Il giudice Rosa Maria Fornelli ha condannato Vasile per il furto, lui e la moglie per deturpamento e imbrattamento di cose altrui”, un reato minore. La pena del marito è di 4 mesi e 300 euro di multa, quella della moglie di 600 euro di multa. Per entrambi è stata disposta la sospensione e la non menzione. Il giudice ha anche stabilito che lui pagherà 4.000 euro di risarcimento alla parte civile e lei 1.000, sobbarcandosi anche le spese processuali e quelle di costituzione della parte civile. 

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