VERBANIA – 22.09.2016 – Ci sono voluti
quasi due anni, una causa legale (con relativi costi) ma alla fine ha avuto ragione. Il Tar del Piemonte ha riconosciuto il diritto del verbanese Fabrizio Morosini (il ricorso in realtà è della mamma, proprietaria dell’immobile) a avere un accesso carraio dalla sua abitazione alla statale 34 del Lago Maggiore. Oltre un anno fa avevamo raccontato la sua storia di mala-burocraziae il braccio di ferro innescato con l’Anas. Tutto era nato con la decisione di costruire accanto alla casa materna la propria abitazione. Con il progettista, Morosini aveva concordato di presentare tutte le pratiche alla perfezione, compresa la regolarizzazione dell’accesso carraio che non era mai stata formalizzata nonostante il passaggio esistesse da decenni e l’immobile fosse precedente a tutte le altre costruzioni di quel tratto di via 42 Martiri, tra la stazione di Fondotoce e il ponte di Gravellona. Anas rispose non solo negando il permesso, ma – dopo alcuni scambi epistolari – intimandogli di presentare il progetto per la rimozione del cancello abusivo. Secondo l’ente stradale la distanza minima da due accessi deve essere di 100 metri e il numero civico a lui più vicino era a 98. Morosini ricorse al Tar, che gli ha dato ragione annullando l’atto di diniego e mettendo a carico di Anas le spese legali del giudizio. Caso risolto? Non ancora perché se è vero che il diniego è stato annullato, per poter chiudere la pratica Anas deve rilasciare l’autorizzazione. Tutto questo è accaduto per la volontà di mettersi in regola. Se la domanda non fosse stata presentata, non ci sarebbero stati dinieghi, ricorsi e costi.