VERBANIA – 19.09.2016 – Il forfait di Francesco De Gregori
costerà 3.000 euro. È questo l’importo della penale che l’agenzia Show Bees di Milano pagherà per aver disdetto il concerto inaugurale del “Maggiore” dopo che il cantautore romano aveva rinunciato ufficialmente per le troppe polemiche sul suo nome, il suo cachet e il suo spettacolo.
La decisione è stata presa dal dirigente responsabile del Maggiore, che dopo aver notificato all’agenzia l’applicazione di una penale come da contratto, ha accettato la richiesta della stessa di un pagamento “in misura ridotta e comunque pari all’importo massimale previsto dal codice degli appalti”. Importo pari al 10% del cachet, quindi a 3.000 euro.
L’applicazione della penale è stato, tra maggio e giugno, uno dei cavalli di battaglia di alcuni gruppi di minoranza, che hanno chiesto a gran voce un risarcimento per il rifiuto di De Gregori. Stando al contratto sottoscritto tra il Comune e la Show Bees, intermediaria a sua volta di un’altra società, la F&P (che produce il tour di De Gregori), “fatto salvi i casi di forza maggiore riconosciuti dalla Legge e dalle consuetudini teatrali, in caso di inadempimento di una delle parti anche ad una sola delle obbligazioni assunte con la sottoscrizione del presente contratto (…) – si legge nel documento –, il presente contratto si intenderà risolto di diritto e la parte inadempiente sarà tenuta a riconoscere all’altra parte, a titolo di penale e risarcimento danni, un importo fin d’ora di comune accordo determinato pari a quanto concordato al punto 2) del presente contratto. Qualora la parte diligente venisse a conoscenza dell’inadempimento dell’altra parte non più di 15 giorni prima della data indicata per la rappresentazione, l’importo della penale pattuita al comma precedente verrà raddoppiata”.
La disdetta arrivò oltre i 15 giorni e, secondo l’articolo 2, sarebbe dovuta valere 35.000 euro: “Per quanto previsto al comma 1) alla Compagnia sarà riconosciuto un compenso di euro 35.000 (trentacinquemila) più Iva di legge”.
Alla fine l’ente pubblico ha scelto di applicare una norma diversa dalla scrittura privata, cioè il codice degli appalti, riducendo la cifra a 3.000 euro.