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VERBANIA – 11.09.2016 – Domani partiranno

da Verbania altri cinque uomini e nelle prossime settimane, mesi, il viavai sarà continuo. Anche i vigili del fuoco del comando provinciale del Vco sono impegnati nelle operazioni di soccorso e di assistenza nelle zone terremotate del centro Italia. Un primo gruppo con i mezzi per la movimentazione terra è partito già il giorno dopo il sisma, poi sono arrivati gli altri. Tra questi il vicecomandante provinciale Antonio Galfo, in servizio a Verbania da pochi mesi. Reduce da un turno di 8 giorni e rientrato in settimana. “Abbiamo fatto il nostro dovere di vigili del fuoco”, racconta l’ingegnere, assegnato nel comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Quel dovere declinato in controlli strutturali sugli edifici, definizione delle zone rosse, messa in sicurezza di strade e passaggi, ma anche di recupero beni. “Abbiamo lavorato soprattutto nella frazione di Pretare. Abbiamo accompagnato nelle loro case danneggiate, spesso distrutte, le persone sfollate per recuperare quel minimo di oggetti personali indispensabili – spiega – garantendo che tutto avvenisse in sicurezza”.

Prima di poter avere accesso al paese è stato necessario verificare la stabilità degli edifici. “Uno per uno, strada per strada. È un intervento cosiddetto di triage. Si fa un’ispezione esterna e una prima valutazione, poi si trasmettono i dati. Lì il 70% delle case è danneggiato, ma per avere la certezza che l’altro 30% apparentemente integro è a posto servono ulteriori verifiche”.

Quella di Arquata non è la prima missione simile per Galfo, che ha operato già all’Aquila, ma anche a Modena. Situazioni differenti ma accomunate dal dolore della gente e dalla disperazione di aver perso tutto. “Dopo i primi giorni di stordimento subentra la comprensione dell’evento. Nella mente degli arquatesi è impresso lo spaventoso rumore della montagna che tremava, che – come ci hanno detto – ‘ululava’. Oggi invece operiamo nel silenzio, che è quasi irreale se si pensa che quelle pietre erano fino a pochi giorni fa una comunità, un paese”.

La vita del vigile del fuoco nelle zone terremotate è inquadrata in un’organizzazione che bada al sodo e all’efficienza. “Alla sera si ricevono gli ordini per il giorno dopo. Ci si alza all’alba, si fa colazione e poi ci si mette subito al lavoro sino al tramonto. Nelle prime fasi siamo reperibili h24 e si lavora circa 18 ore”.

Nel lavoro sul campo sono richiesti precisione, scrupolo, attenersi ai piani, ma c’è anche una componente umana. “Siamo addestrati per questo e sappiamo che cosa dobbiamo fare. Mettiamo la sicurezza nostra e degli altri al primo posto. Poi, come tutti i vigili del fuoco, c’è quell’istinto a non mollare mai e a adoperarsi fino al limite delle proprie forze e capacità”.

A Verbania già una decina di pompieri è intervenuta in centro Italia e altri sono in stand by. “Siamo tutti pronti a partire e lo faremo man mano che verremo chiamati. La situazione in quelle zone è delicata, ma ho visto la grande dignità di queste persone, anche nell’attesa. Nessuno si lamenta o chiede di essere aiutato prima. Sono tornato con la soddisfazione d’essere stato utile e con un’ulteriore carica nell’affrontare questo mestiere che ho scelto e che, per tutti noi, è comunque una missione”. 

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