VERBANIA – 06.09.2016 – La casa dei sogni
sul lago fu una truffa. S’è chiuso con una doppia condanna e con un maxirisarcimento provvisionale da quasi mezzo milione il processo di primo grado a carico di Massimo Scagliotti e Giuseppe Ferrara, immobiliaristi della E.Residence di Meina che nel 2010 vendettero a un avvocato donna di Busto Arsizio un appartamento nel ristrutturato complesso di Villa Greta. L’acquirente, che insieme al compagno cercava una casa sul Verbano, aveva adocchiato Villa Greta perché incarnava tutti i suoi desideri: con vista lago, piscina e parco, con un posto barca esclusivo e collocata nelle vicinanze dei campi da golf. Con Scagliotti e Ferrara, persone distinte, eleganti e che sfoggiavano un grande ufficio a Meina e auto di lusso, l’avvocato aveva raggiunto un accordo per l’acquisto di 90 metri quadri (e servizi connessi) a 540.000 euro, versando alla firma del contratto preliminare 460.000 euro. Più tardi la scoperta che quell’appartamento, inizialmente affittato come casa-vacanze (questa è la sua destinazione d’uso anche se poi gli acquirenti vi si sono successivamente trasferiti), era molto umido, invaso dalla muffa e non possedeva alcun posto barca esclusivo. Tra le parti iniziò un contenzioso civile tuttora in atto.
Il procedimento penale è nato invece dopo la denuncia per truffa. Secondo la Procura di Verbania e il pm Anna Maria Rossi, ci fu una truffa contrattuale perché gli imputati, con il raggiro, presentarono nel compromesso quell’alloggio che sapevano essere insalubre (dichiarato inabitabile anche per l’Asl) come un bene di lusso. L’accusa, stigmatizzando il comportamento processuale degli immobiliaristi che non si sono mai presentati, né fatti interrogare, ha chiesto una pena pesante: due anni e sei mesi a testa.
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Luca De Simone, ha chiesto la condanna e un risarcimento con una provvisionale, da pagare vincolandola alla concessione della sospensione della pena, pari almeno alla cifra pagata: 460.000 euro.
L’avvocato difensore di Ferrara e Scagliotti, Andrea Giancristofaro, ha respinto ogni accusa, spiegando che non c’è mai stata la volontà dei suoi assistiti di sparire o negarsi. E, senza smentire i problemi di quell’alloggio, l’ha ricondotto a normali questioni risolvibili con lavori di manutenzione. Se c’è stato un danno – ha detto – per lavori mal eseguiti o mal progettati – i danneggiati sono stati loro.
Il giudice Raffaella Zappatini, dopo una breve camera di consiglio, s’è espressa per la condanna, stabilendo una pena di un anno e mezzo e 800 euro di multa ciascuno e condannandoli in solido a risarcire, in via provvisionale (vincolata all’ottenimento della non menzione) non solo i 460.000 euro di danni materiali, ma anche 30.000 euro di danni morali, per un totale di 490.000.