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traghetto lago maggiore
ARONA – 26.08.2016 – Nessuno li ha controllati

e, mischiati alla folla di turisti, hanno superato il confine attraversando tutto il Verbano, sbarcando a Locarno e terminando – con il treno – il loro viaggio della speranza a Francoforte, in Germania. Quella svelata dall’Espresso e accaduta l’11 agosto sul Lago Maggiore è una storia quasi paradossale nei giorni delle frontiere bloccate a Chiasso e Ventimiglia. È la storia di una dottoressa lombarda, volontaria per un mese a assistere sulle navi i profughi recuperati nel Mediterraneo dalla Marina, che decide di diventare “passeur” per aiutare due giovani conosciuti in mare, sbarcati come profughi e desiderosi di ricongiungersi ai loro familiari in Germania. Un gesto d’altruismo applicato cercando un punto debole nei rigidi controlli di frontiera e la falla del turismo sul Verbano. Ecco così che l’11 agosto la donna, in compagnia dei due profughi, ha raggiunto Arona di prima mattina e ha acquistato tre biglietti di andata e ritorno (per non destare sospetti) per Locarno. La comitiva, non differente dagli altri turisti, s’è goduta il viaggio in traghetto che, nel primo pomeriggio, s’è concluso al capolinea di Locarno. Nessun controllo durante il viaggio, nessun controllo al virtuale confine di stato lacustre, nessun controllo all’imbarcadero. I due giovani africani che ha aiutato, anche acquistando il biglietto per il treno Locarno-Francoforte, l’hanno poi salutata, ringraziata e hanno concluso il loro viaggio senza problemi, facendo arrivare la notizia del loro successo la sera, tramite social network.  

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