VERBANIA – 24.07.2016 – Sfuggono ai depuratori
e tornano nella catena alimentare umana attraverso l’acqua. Sono i nuovi microinquinanti scoperti da uno studio condotto dal gruppo di ecologica microbica del Cnr di Pallanza in collaborazione con l’università belga di Mons e con Acqua Novara Vco i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista “Water research”. I ricercatori verbanesi hanno accertato nelle acque reflue delle città di Novara, Verbania e Cannobio geni di resistenza ai metalli pesanti e agli antibiotici. Ciò che l’attuale tecnologia di depurazione non riesce a filtrare viene rilasciato nell’ambiente con i rischi che ne comporta la diffusione. “Questi nuovi microinquinanti non possono essere smaltiti perché il sistema non dispone di un trattamento specifico”, si spiega in una nota. “Abbiamo dimostratocome all’interno di impianti di depurazione anche molto diversi ci sia una presenza concomitante di geni di resistenza ai metalli pesanti e ad antibiotici di uso comune in medicina umana e veterinaria. Questo potrebbe determinare la diffusione dell’antibiotico resistenza in ambiente attraverso i reflui trattati, a seguito di una pressione selettiva esercitata dai metalli stessi nei sistemi di trattamento, che può portare ad una co-selezione di geni di resistenza agli antibiotici – chiarisce Gianluca Corno, coordinatore della ricerca – la diffusione di geni di resistenza agli antibiotici in ambiente può causare lo sviluppo di comunità batteriche resistenti in natura, e quindi la permanenza della resistenza per tempi lunghissimi, con il rischio, in aree antropizzate,di trasmissione della stessa a patogeni umani”.
Trattandosi di nuovi microinquinanti, non esiste nemmeno una legge sul loro smaltimento, anche se diverse nazioni e la stessa Unione europea stanno lavorando per definire limiti a cui adeguare gli impianti.