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san remigio villa
VERBANIA – 23.07.2016 – Due patteggiamenti,

una messa alla prova, un’assoluzione e due rinvii a giudizio. È arrivato ieri nell’ultima udienza preliminare il primo punto fermo dell’inchiesta sulle “timbrature facili” in Regione. Nell’autunno del 2013 la Finanza “pizzicò” cinque dipendenti regionali assegnati alla sede distaccata di Verbania (a Villa San Remigio) fuori dal luogo di lavoro in orari in cui avevano teoricamente timbrato il cartellino. Una segnalazione interna avviò l’indagine che, dopo settimane di appostamenti, controlli col gps e sotto lo sguardo di una telecamera nascosta nell’atrio degli uffici a inquadrare la timbratrice, portò alla richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati e per una parente di quest’ultima. Già delineate nelle precedenti udienze, le posizioni di tre dipendenti regionali sono state definite. Hanno patteggiato dieci mesi Dino Caretti (oggi in pensione, allora all’Ufficio Lavoro, difeso dall’avvocato Marco Marchioni), un anno e quattro mesi Delia Gagliardi (la custode della villa, anch’ella in quiescenza, rappresentata da Roberto Bertolo), e è stata ammessa alla “messa alla prova” (lavori socialmente utili in cambio dell’estinzione del reato) chiesta dal suo legale Paolo Patacconi, Maria Grazia Bacchetta dell’Ufficio Lavoro. Il gup Elena Ceriotti ha invece accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procuratrice Olimpia Bossi per Daniela Sana (ufficio Urbanistica, avvocati Marisa Zariani e Marco Ferrero) e Claudio Suman (autista, difeso dall’avvocato Riccardo Lanzo), il cui processo inizierà il 23 novembre. Assolta, infine, una parente di un’imputata, accusata d’aver timbrato in una circostanza per la mamma. Processata con rito abbreviato, a fronte della richiesta di condanna a 2 mesi e 50 euro di multa, è stata assolta perché il fatto non costituisce reato.

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