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VERBANIA – 16.07.2016 – Il fratello l’ha accusata

di avergli sottratto 100.000 euro, ma lei ribatte con documenti e ricevute. In tribunale a Verbania è a processo con l’imputazione di appropriazione indebita Claudia Cavagnini. Sorella maggiore di Marco, più giovane di lei di dieci anni, ne ha curato per anni la contabilità e amministrato le proprietà, i beni ricevuti in eredità dai genitori morti in un incidente d’auto quando i due figli, che erano a bordo, avevano 16 e 6 anni. Gran parte della vita Marco l’ha trascorsa con la sorella e la nuova famiglia di lei. Poi s’è sposato e ha avuto a sua volta due figli. Quando il rapporto s’è chiuso con la separazione, è tornato per un certo periodo dalla sorella prima di andarsene nuovamente e, convinto che lei gli avesse sottratto denaro, l’ha denunciata.

A più di due anni da quella querela il caso è approdato in aula. Nella precedente udienza Marco ha cercato di ricostruire la sua situazione finanziaria, in parte ricostruita dalle indagini condotte dalle Fiamme Gialle. Ieri è salita sul banco dei testimoni la sorella, che è imputata e che ha mostrato un faldone contenente scritti propri e ricevute che proverebbero l’uso del denaro. “Purtroppo mio fratello ha i vizi del bere e del gioco”, ha affermato spiegando il motivo per cui avrebbe trasferito alcune somme su un conto solo a suo nome – perché lui era in fase di separazione – e dicendo che man mano gli consegnava somme di denaro per le sue esigenze personali. Somme provenienti dalla gestione delle proprietà di famiglia, perché al resto faceva fronte lui col suo stipendio da lui gestito.

Su quei documenti c’è stata una certa discussione. Luca Molino, avvocato della difesa, ha chiarito che per tutte le somme contestate c’è una spiegazione documentale tranne per quelle poche centinaia di euro al mese che la sua assistita gli consegnava in contanti. Gabriele Pipicelli, avvocato di parte civile, domandandosi come mai quei documenti non siano saltati fuori in due anni di contenzioso, ha  chiesto tempo per esaminarli. Il pm Chiara Radica ha preannunciato che, salvo diverse prove, il processo potrebbe chiudersi con una richiesta di assoluzione mancando l’elemento più importante dell’appropriazione indebita, il dolo.

Il giudice Raffaella Zappatini ha rinviato l’udienza al 6 settembre chiedendo alla difesa di mettere a disposizione il faldone entro la prossima settimana a tutte le parti. 

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