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STRESA – 10.07.2016 – “Chi spreca ruba

e… Di Milia è uno sprecone”. Per questa frase, pubblicata nella campagna elettorale del 2010 sul giornalino della lista di minoranza “Stresa ci unisce”, è in corso una diatriba legale. Nel processo per diffamazione a mezzo stampa avviato dall’ex primo cittadino Canio Di Milia contro l’allora leader di “Stresa ci unisce”, Giovan Battista Vecchi (nella foto), l’ultimo pronunciamento è stato favorevole a quest’ultimo. Giovedì la corte d’Appello di Milano l’ha assolto in secondo grado ribaltando la condanna – 600 euro di multa e 5.000 euro di risarcimento alla parte civile – emessa dal tribunale di Busto Arsizio (competente perché il giornalino era stato stampato a Busto) nel dicembre del 2012. Da quell’accostamento, deducendo di essere stato bollato come ladro, Di Milia s’è sentito diffamato. Se in primo grado questo era stato l’orientamento del tribunale di Busto, quello milanese s’è espresso in senso contrario. “Non conosco le motivazioni e, una volta lette, valuterò se ricorrere in Cassazione – commenta l’ex sindaco –. Certo, se vale tutto e non c’è un limite a ciò che si può dire, allora la politica non fa più per me”.

Questa sentenza, anche se indirettamente, interviene in un altro processo in discussione a Verbania sempre per diffamazione, quello con Di Milia parte civile e Vecchi, insieme a Lucio Augusto Casaroli e Piero Vallenzasca (consiglieri di minoranza sino al 2015), imputati per i manifesti in cui avevano definito crimine architettonico la variante al Prg per un nuovo albergo sul lungolago di Stresa e bollato l’Amministrazione come asservita ai poteri forti. Nell’ultima udienza il giudice ha invitato le parti a trovare un accordo per il ritiro della querela, ipotizzando un contro-manifesto di scuse, sul quale si dovrà trovare un accordo entro il 5 ottobre prossimo. 

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