VERBANIA – 06.07.2016 – Trattative a oltranza,
incontri, mezzi annunci, messaggi più o meno espliciti. Il futuro della Virtus Verbania è come una grande partita di poker che i protagonisti giocano svelando poche carte e lavorando molto di psicologia. Vincitrice dell’Eccellenza sul campo e promossa in serie D, carica di 172.000 euro di debiti, la società di San Maurizio d’Opaglio che l’anno scorso ha trasferito la sua sede di gioco al “Pedroli” di Verbania non sa ancora che futuro avrà. Per capirlo, o provare a farlo, bisogna tenere in conto alcuni fattori.
La situazione
A oggi la Virtus Verbania ha un presidente, Giuseppe D’Onofrio, che in maniera esplicita ha detto di non avere la volontà e il denaro per proseguire la sua avventura in riva al Lago Maggiore. L’unico che può sollevarlo – ma solo, così ha sempre chiarito, come soggetto aggregatore, senza ruoli o incarichi diretti – è Luigi Pedretti, ex presidente negli anni ’90 e ex presidente onorario che, dopo aver creato con D’Onofrio il progetto Virtus, ne ha preso le distanze per la mole di debiti accumulata nel corso della stagione. D’Onofrio è disposto a lasciare, Pedretti sarebbe disposto a favorire il subentro di una cordata di cui non ha mai fatto nomi o dato nemmeno indicazioni, se non quella che avrebbe come allenatore Giampiero Erbetta. D’Onofrio e Pedretti stanno trattando e, a quanto ci risulta, non hanno ancora concluso alcun accordo, al punto che si sono aggiornati a domani.
La trattativa
L’oggetto della trattativa sono i debiti della Virtus che, parole di Pedretti, sono 172.000 euro, di cui più di 40.000 garantiti con assegni, anche postdatati (perlopiù in mano ai giocatori). Per lasciare, D’Onofrio chiede la copertura dei debiti, in quale proporzione è proprio il punto d’incontro da trovare. Per chi subentra – la presunta cordata Pedretti – c’è la necessità di coprire in tutto o in parte quelle somme. L’idea è di farlo con stralci e pagamenti dilazionati, cioè mettendo i creditori di fronte alla scelta di rischiare di non prendere nulla, o di prendere meno ma pur sempre qualcosa. Sempre che tutti ci stiano.
Il nodo centrale, mai sciolto, è molto semplice e lo si definisce in euro: quale potenzialità economica si porta appresso la nuova cordata? La risposta, per poter essere ottimisti, deve essere: elevata. Perché chiudere la voragine, iscrivere la squadra alla D e disputare un campionato dignitoso richiede qualche centinaio di migliaia di euro. Considerando che, al momento, non pare esserci alcun “mecenate” disposto a aprire il portafogli, e gli sponsor della scorsa stagione sono stati esigui per non dire quasi inesistenti, è lecito affermare che la situazione è complicata.
I prossimi passi
Ammesso che domattina – o nei prossimi giorni – si trovi un’intesa e D’Onofrio lasci, i passi successivi sarebbero: nomina di un nuovo presidente e di un nuovo consiglio, trattativa e accordi di stralcio con i creditori, iscrizione al campionato, allestimento squadra. Stando a quanto dichiarato da Pedretti, in Figc è stata avanzata la domanda di cambio di denominazione da Virtus Verbania a Città di Verbania. Se è stata presentata (non è noto) anche istanza di cambio di sede sociale, questa non può che essere messa a Madonna del Sasso, primo comune del Vco confinante con San Maurizio d’Opaglio (perché così prevedono le norme Figc).
Le scadenze
I tempi sono stretti per non dire strettissimi. La Virtus ha tempo sino alle 18 del 12 luglio per consegnare la domanda di iscrizione, corredata da diversi documenti, tra cui: organigramma societario, contabile del bonifico di 16.500 euro dell’iscrizione, fideiussione bancaria o assicurativa a prima richiesta per 31.000 euro, modulo di disponibilità dell’impianto di gioco firmato dal “padrone di casa”. La CovisoD, organismo di controllo, verificherà le istanze depositate entro il 22 luglio, esprimendo il suo verdetto che, in caso fosse negativo, è appellabile entro il 26 luglio pagando 500 euro di tassa di ricorso.
Lo stadio e il Comune
Una delle clausole richieste è, come detto, la disponibilità di un campo di gioco idoneo. Un campo che a San Maurizio non c’era per l’Eccellenza, figuriamoci per la serie D. Un campo che può benissimo essere per ragioni tecniche il “Pedroli”. Un campo che il Comune di Verbania è disposto a concedere se l’iscrizione si facesse, anche se con un affitto da pagare (l’anno scorso fu gratis) e da condividere con una o due società: Sinergy Gravellona e Inter Farmaci Verbania. Su questa condivisione Pedretti è nettamente contrario, tanto che nei giorni scorsi ha più volte tirato per la giacca il sindaco Silvia Marchionini facendo intendere che, senza una disponibilità quasi esclusiva, il progetto sarebbe stato a rischio. Al primo cittadino Pedretti chiede anche una sorta di sostegno-contributo, che a Palazzo di Città negano con forza sarà economico. Questo braccio di ferro con l’Amministrazione, anche per la scarsa incidenza che ha sul futuro della Virtus (che se fosse in D, avesse ripianato i debiti e presentasse una buona squadra non temerebbe alcuna concorrenza altrui), può anche essere letto come un tentativo di pressione di Pedretti per ottenere sostegno, da usare eventualmente come “exit strategy”: Nel caso l’operazione naufragasse si potrebbe sempre dire che la responsabilità è politica.
Sullo stadio va anche detto che la Virtus ha risolto anticipatamente la convenzione per la gestione e ha lasciato un debito di qualche migliaio di euro di bollette dell’acqua non pagate, non certo un buon biglietto da visita per chiedere di utilizzarlo di nuovo.
La partita di poker della Virtus va avanti e ha una scadenza alle 18 del 12 luglio, sempre che qualcuno non passi la mano prima. E, anche se si dovesse chiudere con la vittoria di Pedretti e l’iscrizione alla serie D, ripartirebbe la seconda partita, quella per rimpinguare il piatto. Al di là delle idee e dei progetti, il calcio a questi livelli si fa con i soldi. E non pochi, specie se c’è un pregresso.