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boeri partigiano
VERBANIA – 16.06.2016 – Alla fine del convegno

sul futuro della previdenza in Italia, il relatore d’eccezione ha avuto una sorpresa d’eccezione. A Tito Boeri, l’economista che presiede l’Inps, l’associazione Casa della Resistenza (padrone di casa perché l’incontro s’è svolto in due sale a Fondotoce) ha donato una sorta di cimelio, consegnandogli copia della lettera che il padre Renato scrisse in risposta alla comunicazione che lo arruolava nella Guardia nazionale repubblicana. Era il 1944 e il 22enne Renato Boeri (a sua volta figlio del senatore Giovanni Battista Boeri), che nella sua vita professionale fu poi medico neurologo, era una giovane milanese che aveva dovuto interrompere gli studi e aveva scelto di arruolarsi nelle milizie partigiane. Insieme al fratello Enzo, con il nome di battaglia Rnatino, fu comandante della settima Brigata “Paolo Stefanoni” inquadrata nella Divisione Valtoce e operò nel territorio dell’attuale provincia del Verbano Cusio Ossola, in particolare del Mottarone, sopra Stresa. I fratelli Boeri gestivano un’importante stazione radio che fungeva da ponte tra la Svizzera e l’Italia ma che trasmetteva anche notizie e bollettini per conto del Cln. Boeri fu catturato dai tedeschi sul Mottarone il 29 novembre del ’44 e liberato in uno scambio di prigionieri. Tornato libero riorganizzò la brigata e ne assunse il comando.

Nella foto alcuni membri della "Stefanoni". Renato Boeri è il terzo in alto da sinistra. 

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