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timbro regione s remigio
VERBANIA – 15.06.2016 – Due patteggeranno, 

una chiederà la messa alla prova, un’altra il rito abbreviato e due andranno al dibattimento. Oggi di fronte al giudice Elena Ceriotti s’è tenuta la seconda udienza preliminare del processo per i cosiddetti “assenteisti” della Regione Piemonte, cinque dipendenti pubblici in servizio nella sede staccata di Villa San Remigio a Pallanza, e la parente di uno di essi, accusati di "timbrature facili".

Finiti nel mirino della Guardia di finanza nel 2013, per mesi furono controllati – anche con il gps – a loro insaputa mentre, dopo aver timbrato in ufficio (o averlo fatto per altri), svolgevano altrove diverse occupazioni, tra cui fare la spesa o compiere commissioni personali. Al termine dell’inchiesta sono stati ritenuti responsabili di truffa aggravata continuata e per questo la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio.

L’udienza di oggi è stata dedicata alle eccezioni. Respinte quella di Marisa Zariani e Marco Ferrero, legali di Daniela Sana, sull’uso delle registrazioni video della telecamera che la Finanza nascose a Villa San Remigio, a inquadrare la timbratrice. È stata anche rigettata la costituzione di parte civile della Regione – che chiede a tutti i suoi dipendenti o ex il risarcimento del danno materiale e di quello di immagine – nei confronti di Delia Gagliardi. Nell’udienza precedente, infatti, per un difetto di notifica proprio a questa indagata, la costituzione era stata rinviata a oggi, giorno in cui il legale dell’ente presente non era in possesso della procura speciale. L’udienza è stata aggiornata al 22 luglio, quando si prenderanno in considerazione i riti alternativi. Gagliardi (all’epoca dei fatti custode della villa) e Dino Caretti (allora all’Ufficio Lavoro), che nel frattempo sono andati in pensione, sono orientati verso il patteggiamento. Il primo ha concordato tramite l’avvocato Marco Marchioni una pena di 10 mesi con la sospensione e la non menzione. La seconda, difesa dall’avvocato Roberto Bertolo, di un anno e 4 mesi con la sospensione.

Maria Grazia Bacchetta, tuttora impiegata nell’ufficio Lavoro, chiederà la messa alla prova, cioè un percorso di lavori utili concluso il quale il reato verrà dichiarato estinto. Sua figlia, cui contestano una sola timbratura al posto della madre per un danno economico di 11 euro, sceglierà il rito abbreviato, cioè il giudizio senza dibattimento e con le prove acquisite in fase di indagine. Il suo avvocato Paolo Patacconi – che rappresenta anche Bacchetta – chiederà che venga assolta per l’esiguità dell’importo e, in subordine, per lieve tenuità del fatto.

Rigettata l’eccezione sul filmati, che avrebbe probabilmente determinato il rito abbreviato, Sana – in servizio all’ufficio Urbanistica – potrebbe andare al dibattimento, così come Claudio Suman, l’autista che ha sempre sostenuto la tesi secondo cui, per la sua qualifica, non aveva né un ufficio, né una scrivania e che svolgeva compiti anche fuori dalla sede di Villa San Remigio. 

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