VERBANIA – 27.05.2016 – Il dietrofront arriva

all’ora dell’aperitivo via e-mail. Il mittente è Silvia Marchionini, che diffonde ai media la lettera indirizzata al vicepresidente del Consiglio comunale Alice De Ambrogi in cui chiede che il Consiglio comunale del 6 giugno si apra proprio con l’ordine del giorno delle minoranze sul Maggiore. “Il futuro del Maggiore potrà costituire un positivo sviluppo della città, e la conoscenza delle attività che saranno svolte sono molto attese dalla popolazione verbanese”, scrive il sindaco confermando di aver “invitato i Gruppi Consiliari di Maggioranza a voler votare questa mia richiesta, nell’interesse generale del dibattito consiliare”.

In meno di quarantotto ore tutto è cambiato. Le decisioni prese dai due capigruppo di maggioranza Marco Tartari (Pd) e Filippo Marinoni (Con Silvia per Verbania) sono state smentite due volte. La prima, al mattino, dalla dura nota della segreteria cittadina del Pd che assecondava le richieste della minoranza. La seconda proprio in serata, con il sindaco schierata per quel dialogo negato solo due giorni prima. Allegata alla lettera, però, c’è anche una nota del primo cittadino che sottolinea, seppur senza toni polemici, l’eredità negativa del Maggiore e la volontà di aprirlo. ”Resta moltissimo da fare ma le polemiche pretestuose tese a sfiancare l'Amministrazione non servono e soprattutto stancano i cittadini che chiedono invece unità di intenti”, scrive rinviando il dibattito al Consiglio del 6 giugno.

Dietro le dichiarazioni ufficiali e le lettere c’è una forte tensione interna al Pd. La presa di posizione di Tartari mercoledì sera e alcune sue dichiarazioni mediatiche del giorno successivo non sono affatto piaciute a una parte del suo gruppo. Né alla segreteria del partito, che già stava lavorando a un documento sul Maggiore/Cem e che ha mal accolto il no al dibattito in Consiglio perché – questo il ragionamento – sembra lasciar trasparire la paura di un confronto, che non c’è.