VERBANIA – 19.04.2016 – Sono passati due anni e mezzo
dalla notte in cui il porto turistico di Pallanza affondò trascinando a fondo decine e decine di imbarcazioni. I danni furono milionari, non solo alla struttura, ma anche ai diportisti che avevano affidato motoscafi e barche a vela alle cure del gestore. Per gli affondamenti è aperta in tribunale una causa civile che vede da un lato i proprietari dei natanti e dall’altra il comune di Verbania e l’European nautic service, il gestore dell’infrastruttura. I primi hanno chiamato in causa i secondi, singolarmente o collettivamente, chiedendo che vengano rimborsati dei danni subiti. I secondi hanno citato le compagnie assicurative per il risarcimento.
Il giudice Mauro D’Urso, che segue la causa, sul finire del 2015 ha affidato a un consulente l’incarico di stilare una perizia che chiarisca le cause dell’affondamento, avvenuto il 10 ottobre 2013. Se n’è occupato l’ingegnere torinese Federico Colacino, che condividendo i risultati con i consulenti tecnici delle parti, ha depositato nei giorni scorsi la sua relazione finale. Secondo l’esperto, in sostanza, l’evento atmosferico di quel giorno, seppur fuori dall’ordinario, rientrava tra quelli per il quale il porto era stato progettato e le cause dell’affondamento sono da ricercare nella manutenzione ordinaria e straordinaria. Nell’accogliere la perizia il magistrato ne ha addebitato il costo – 25.000 euro più Iva e contributi – esclusivamente, e in solido tra loro, a Comune e European nautic service. Sulla base della perizia ora il giudice dovrà valutare se ci fu responsabilità dell’ente pubblico e/o del gestore e eventualmente in quale misura, in modo da assegnare – se lo riterrà – gli indennizzi a coloro che hanno perso la barca o sostenuto ingenti spese per il suo restauro.