VERBANIA – 17.04.2016 – Il quorum non è stato raggiunto
e, a prescindere dalle proporzioni tra “sì” e “no” (lo scrutinio è in corso), il referendum sull’esternalizzazione del forno crematorio non avrà alcun effetto: resta valida la delibera di Consiglio comunale per cederlo in gestione ai privati, insieme ai servizi cimiteriali di Pallanza. Sono stati 7.959 (il 30,05%) i verbanesi che sono andati oggi alle urne e hanno ritirato la scheda, 667 in meno della fatidica soglia di 8.626 fissata come quorum. Un risultato, come detto, del tutto vano, ma anche un numero significativo, se si considerano gli unici due precedenti.
Il 24 novembre 2002 il primo referendum consultivo nella storia di Verbania verteva sulla variante urbanistica che avrebbe vietato nell’area Acetati, alla dismissione dello stabilimento, altre attività industriale. Erano gli anni del processo sugli scarichi a lago e si mobilitarono la politica (quasi tutti i partiti), i sindacati e gli ambientalisti. I proponenti erano soprattutto Legambiente, An e l’estrema sinistra. Votarono in 6.525 (24,80%) e i “no” – posizione di Ds, Margherita e dei sindacati – prevalsero sui “sì” per 57,7% contro 42,3%.
Nemmeno un anno più tardi si tornò alle urne sul tema della sanità. Per contrastare la proposta dell’ospedale provinciale unico a Piedimulera il centrosinistra impugnò l’arma referendaria e chiese un forte voto di piazza. Il 6 aprile 2003 alle urne andarono in 10.425 (39,9%) e fu una valanga di no (96,6%).