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tribu torino
TORINO – 07.04.2016 – Cambia il reato e si riduce la pena.

A sei anni dalla sentenza di primo grado che l’aveva visto condannato a un anno e sei mesi per peculato e simulazione di reato, l’ex vicesindaco di Verbania Marino Barassi ha visto ridotta di quasi due terzi la pena decisa dal tribunale di Verbania nel 2010 e confermata in secondo grado, a Torino, nel 2012. Oggi in Corte d’appello s’è tenuto il processo finalizzato a rideterminare la pena, così come deciso nel 2014 dalla Cassazione che, accogliendo il ricorso di Barassi, aveva stabilito che dovesse essere giudicato non per il peculato, ma per il peculato d’uso. La differenza, al di là dei termini, è significativa soprattutto per la gravità del reato. Commette peculato chi si appropria di un bene pubblico che ha in uso per ragioni d’ufficio. Commette peculato d’uso chi fa un uso temporaneo di quel bene, che poi restituisce. Per il primo la pena base va dai 4 anni ai 10 anni e 6 mesi; per il secondo da 6 mesi a 3 anni. La Cassazione ha ritenuto che l’uso per fini personali del telefonino del Comune da parte di Barassi – accessi internet e traffico dati – non fosse peculato ma peculato d’uso. Per questa ragione la Corte d’appello s’è adeguata riducendo la condanna a 6 mesi e 20 giorni, con l’aggiunta della non menzione nel casellario giudiziario.

Questa decisione potrebbe non essere l’ultima perché, teoricamente, c’è la possibilità di chiedere la “messa alla prova”, cioè il nuovo istituto giuridico in vigore da un paio d’anni che, per i reati con pena massima inferiore ai 4 anni commessi da persone incensurate, permette, in cambio di un servizio alla comunità da concordare con il tribunale, al termine del periodo di “ammenda” la cancellazione del reato. Quando il processo iniziò non esisteva la messa alla prova e non è chiaro se oggi possa essere sfruttata (si attende un pronunciamento della Cassazione). Teoricamente la difesa di Barassi, rappresentato dall’avvocato Alessandro Corletto, potrebbe anche chiedere un ulteriore sconto, perché la pena base era stata calcolata sul reato allora più grave (il peculato), che oggi è diventato la simulazione di reato, nato dalla denuncia di aver avuto accessi internet anomali dal telefonino comunale per colpa di un virus informatico.

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