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tribunale8
VERBANIA – 05.04.2016 – Sei anni e un mese di condanna,

l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, 47.953 euro di risarcimento all’Inps (con confisca dei beni) e la condanna al pagamento delle spese processuali e di parte civile. È pesante la condanna inflitta oggi dal collegio di giudici del tribunale di Verbania presieduto da Luigi Montefusco (giudici Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini) a Salvatore Cilia, l’ex funzionario dell’Inps accusato di peculato per aver lucrato sulle pensioni di invalidità di persone defunte.

Tra il 2005 e il 2006 aveva liquidato a se stesso o a persone a lui vicine (altri episodi, più vecchi, non sono stati presi in considerazione per avvenuta prescrizione) gli importi delle pensioni di invalidità che erano state riconosciute a nove persone che, prima di poter incassare l’assegno, erano decedute. Avendo la ragionevole presunzione che nessuno degli eredi avrebbe reclamato quel denaro, se n’era appropriato. Quando la moglie, oggi separata, s’era accorta che sul suo conto corrente erano transitate somme di origine ignota, aveva lei stessa avviato l’indagine, che l’ha portato alla sbarra. Nell’udienza di oggi nessuna delle parti ha replicato, né il pm Gianluca Periani, che a febbraio aveva chiesto una pena di 7 anni e 6 mesi, né i suoi difensori.

Il collegio s’è invece espresso per la condanna – con le pene accessorie citate – ma solo per un capo d’imputazione, il peculato. La Procura gli aveva contestato anche l’abuso d’ufficio e la falsità commessa da un pubblico ufficiale in atto pubblico per aver Cilia chiesto a una collega d’ufficio di avviare una pratica a favore della moglie che avrebbe, di fatto, chiuso un contenzioso con l’ente previdenziale. I giudici per questo fatto hanno rimesso gli atti alla Procura chiedendo che venga formulato un nuovo capo d’imputazione per aver tentato di avere un ingiusto vantaggio traendo in inganno la collega.

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