
STRESA - 16-05-2025 -- Il ribaltone era stato sancito in conferenza stampa, a inizio settimana, e il Consiglio comunale è arrivato di conseguenza. Più che i numeri del bilancio consuntivo, fortemente criticato dalle minoranze per l’alto avanzo e l’elevatissima giacenza di cassa, bollata come “inefficienza”, a tener banco nell’assemblea municipale di Stresa è stata la modifica degli assetti politici che ha salvato dal commissariamento il sindaco Marcella Severino. In suo soccorso sono arrivati i due consiglieri di Per Stresa, gruppo di minoranza formato da Andrea Fasola Ardizzoia (eletto con Grande Stresa a sostegno di Canio Di Milia) e da Tommaso Coppini (fuoriuscito pentito e di ritorno in Progetto Comune di Severino), i cui voti hanno permesso di rompere lo stallo che perdurava da fine gennaio, dalle dimissioni dell’assessore e consigliera Carla Gasparro, seguite dalla fuoriuscita del capogruppo Gian Marco Bazzi.
L’appoggio esterno, vincolato a nove punti programmatici – così è stato presentato l’accordo – accompagnerà l’esecutivo verso le elezioni del 2026 e la naturale scadenza del mandato.
Come era prevedibile, questo cambio in corsa ha suscitato discussioni. Duro l’attacco dell’ex sindaco Giuseppe Bottini, che ha parlato di inciucio e ha accusato di incoerenza Coppini e Fasola Ardizzoia, che Di Milia ha accostato agli ex parlamentari Razzi e Scilipoti, transfughi per opportunismo per antonomasia. Di nuova amministrazione Ardizzoia-Severino ha parlato Carlo Falciola di Grande Stresa, sottolineando come il primo cittadino, nel tentativo di evitare il commissariamento, si sarebbe fatta commissariare politicamente proprio da Ardizzoia.
Il voto di quest’ultimo, infatti, è determinante soprattutto alla luce della mancata surroga di Carla Gasparro con Fiorenzo Ridolfi. L’ultimo dei non eletti di Progetto Comune, bocciato al voto dalle minoranze (prima che l’unità di intenti si sfaldasse), lunedì era stato annunciato che avrebbe rinunciato alla surroga, quasi fosse una parte dell’accordo politico.
Eppure le sue dimissioni, arrivate il giorno stesso dell’assemblea municipale (che, quindi, avrebbe dovuto contenere nella convocazione la surroga), sono motivate da altro. Ridolfi nell’email che comunica la rinuncia alla surroga “pur se dovuta ma mai da voi ratificata”, fa riferimento a “sopravvenute necessità di dedicarsi a altre ed urgenti situazioni non solo familiari, che mi portano lontano dalla mia residenza”. E, con una vena polemica, ringrazia “ugualmente e con più forza anche tutti coloro i quali hanno, purtroppo in modi e tempi decisamente non utili, direttamente o attraverso terzi e canali non ufficiali, criticato e screditato la mia persona e impedito la mia nomina, che ribadisco era ‘atto dovuto’”.
Il “caso” di Ridolfi riguardava inizialmente la presunta incompatibilità dello stesso in quanto key account manager di Enel-X, titolare di un importante (tre milioni di euro) contratto d’appalto per l’illuminazione pubblica. Il dubbio, sollevato dalle minoranze, aveva portato all’apertura di una procedura di contestazione chiusa con una dichiarazione che, all’ultimo Consiglio comunale, era stata contestata proprio dai consiglieri di opposizione. Il capogruppo Di Milia, mostrando una e-mail interna al Comune, aveva detto apertamente che Ridolfi aveva dichiarato il falso (il documento smentirebbe la dichiarazione secondo cui non ha mai preso parte all’appalto) e aveva invitato sindaco e segretario comunale, in quanto pubblico ufficiale, ad agire di conseguenza.


