VERBANIA - 15-05-2025 -- “Mia mamma era pienamente consapevole di quel che faceva: non c’è stata alcuna truffa”. Con una dichiarazione a sorpresa, peraltro ottenuta con “fatica”, il figlio della parte offesa ha contraddetto la tesi esposta nella denuncia che un’anziana del Verbano – sostenuta dal marito, patrigno del testimone – ha sporto nel 2019 per una truffa che avrebbe subito dal concessionario d’auto.
La donna oggi è in condizioni di salute precarie, incapace di intendere e non in grado di testimoniare. Ma, per quel che riferì allora, era stata indotta a sottoscrivere un finanziamento da 25.000 euro per una Mitsubishi nuova dal concessionario d’auto per il quale il figlio lavorava e il cui titolare era il figlio di un’amica di famiglia.
Secondo l’accusa il venditore la ingannò facendole sottoscrivere il finanziamento e non consegnandole l’auto, commettendo così una truffa. Il figlio, che per due volte non è venuto a testimoniare nonostante fosse stato citato e che oggi è stato coattivamente accompagnato al tribunale di Verbania dai carabinieri di Casale Monferrato (attuale luogo di residenza), ha raccontato un’altra verità. Ha raccontato che il titolare del concessionario aveva un disperato bisogno di denaro per salvare l’attività e, parlando con quell’amica di famiglia, aveva registrato la sua disponibilità a sottoscrivere un falso finanziamento per l’acquisto della Mitsubishi, che era chiaro a tutti non sarebbe mai stata consegnata – come è accaduto, poiché è stata immediatamente rivenduta – ma che sarebbe servita per avere 25.000 euro di liquidità. Il venditore, in cambio del favore, s’era naturalmente impegnato a versare lui le rate mensile, senza arrecare danno all’amica così generosa. In realtà, dopo qualche tempo, proprio per l’aggravarsi del dissesto economico, quei pagamenti cessarono e la somma, non restituita, fu a carico di colei che, formalmente, aveva sottoscritto quel finanziamento.
Ciò che deve appurare il processo, e punire in caso di violazione del codice penale, è se vi siano stati artifici o raggiri del venditore ai danni dell’anziana perché, diversamente, non sarebbe truffa ma una questione economica da risolvere per via civile.


