TREVISO – 06.04.2015 – Il Veneto strizza l’occhio al Vco e chiama a raccolta soci e dipendenti di Veneto banca. S’avvicina il 18 aprile, giorno in cui a Montebelluna si terrà l’assemblea ordinaria dell’istituto trevigiano. Un’assemblea che di ordinario ha solo il nome, perché i temi all’ordine del giorno sono il futuro stesso della società, di chi ci ha investito i suoi soldi e di chi ci lavora.
A quest’ultime categorie, che talvolta coincidono, guarda con attenzione la neonata Associazione azionisti Veneto banca, al cui timone c’è Giovanni Schiavon, ex magistrato già presidente del tribunale di Treviso. “Siamo nati perché il momento è delicato. La banca è in difficoltà, da un anno circolano voci preoccupanti e da verificare, i soci si lamentano e siamo alla vigilia di decisioni importanti – spiega, Schiavon –. Io sono un piccolo azionista che crede nella banca e che vuole dire la sua. Ma quelli piccoli come me in assemblea non contano nulla. Ci piacerebbe avere un ruolo di informazione e rappresentanza”.
L’associazione nasce in Veneto, ma interessa anche il Vco, che di soci ex popolare di Intra e di persone che hanno investito nei recenti aumenti di capitale varati da Montebelluna ne conta tanti. “Un numero esatto non l’abbiamo, ma c’è interesse – conferma il presidente –. Lo riscontriamo dagli accessi al nostro sito e da qualche contatto ricevuto, dal Verbano ma anche dalla Puglia. Spero che questa attenzione sfoci nella partecipazione. Sarebbe importante, perché i problemi del Veneto sono gli stessi del Piemonte”.
Il piano industriale 2015-2017 prevede un taglio del 10% di personale e di 70 sportelli. Se poi si considerano le voci che vorrebbero una o più fusioni in vista, il quadro è fosco. “Su questo punto vogliamo vederci chiaro, capire innanzitutto se, come e perché ci sarebbero pressioni per la fusione. Leggo di un apparentamento tra Veneto banca e popolare Vicentina, fino a ieri scongiurato. Se così fosse ci sarebbero effetti negativi per il territorio. Non sono favorevole: questa non è la strada giusta”.
Il matrimonio tutto veneto è un’ipotesi meno impattante per i dipendenti del Vco, dove la Vicentina non ha sportelli. Viceversa, se ci saranno le nozze con il Banco popolare (Verona-Novara), le ricadute nel Vco e Novarese saranno rilevanti. “Veneto banca ormai è un sistema unico. L’interesse è di mettere in sicurezza i conti, salvaguardare la banca e capire quale sarà il suo futuro, che necessariamente non passa dalle fusioni. Io, poi, sono scettico anche sulle modalità scelte per imporre la trasformazione in spa”.
L’associazione sarà presente in assemblea, ma non invasivamente. “Non raccogliamo deleghe, non candidiamo membri del cda, non lanciamo improponibili cause collettive di risarcimento, non siamo contro nessuno e non cerchiamo battaglie – conclude Schiavon –. Però vogliamo sapere. E vogliamo esserci. Il nostro successo sarà proporzionale a quanti ci sosterranno. Chi è interessato ci contatti”.