VERBANIA – 22.03.2016 – Il “casus belli” che ha portato
alle dimissioni di Marco Bonzanini è una polemica della settimana scorsa, esplosa lunedì 14 marzo con il comunicato congiunto di quasi tutti i gruppi di minoranza in cui lo si accusava di parzialità sul caso Zappoli. Una vicenda banale, che nei fatti si può riassumere così. Da gennaio su Bonzanini vanno in pressing l’opposizione e il primo dei non eletti del Pd (che ironia della sorte gli subentrerà) per aprire la procedura di decadenza di Gianluca Zappoli, nel 2015 assente per un numero di sedute superiore al consentito. Quando il presidente si muove, scrive a Zappoli notificandogli le contestazioni e invitandolo a replicare. Il 23 febbraio, alle ore 11,26 – come riporta l’etichetta del protocollo – le controdeduzioni (guarda il documento) giungono a Palazzo di Città. È un atto ufficiale, non necessariamente pubblico, che resta negli uffici per diversi giorni. Sicuramente fino al pomeriggio di venerdì 11 marzo, quando il presidente lo spedisce dalla sua casella e-mail ai consiglieri del gruppo Pd che martedì 15 si sarebbero riuniti per parlare anche di questo. La notizia si sparge già sabato 12 e sul suo blog “Verbania focus on” Brignone annuncia di aver avuto notizia – letteralmente: m’è giunta voce – dell’invio parziale. Lunedì 14 la voce diventa una realtà, comunicata sempre sul blog, e mentre, nel pomeriggio, dagli uffici del Comune l’e-mail viene spedita anche ai consiglieri di minoranza, la frittata è ormai fatta, con annessi comunicati stampa, prese di posizione e l’inevitabile gioco delle parti.
Bonzanini, che non ha mai commentato, ha fornito spiegazioni – esprimendo anche il rammarico e la critica per chi ha fatto filtrare la notizia tra i suoi – alla riunione del gruppo. Spiegazioni che oggi ha ripreso il capogruppo Pd Marco Tartari: “la ‘colpa’ è aver inviato una lettera scritta da un consigliere del Pd, attraverso la mail personale, ai consiglieri del proprio gruppo politico (Il Pd stesso), nel normale espletamento delle funzioni di Consigliere Comunale per cui è stato eletto”. In realtà, come abbiamo visto, si trattava di un atto ufficiale ricevuto dal presidente del Consiglio comunale e non dal militante o consigliere di partito. Ma poco importa perché tanto è bastato per sollevare un polverone. Bonzanini, il cui incarico è durato nemmeno quattro mesi, l’ha ritenuto eccessivo e, interpretandolo come la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, se n’è andato.