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VERBANIA – 21.03.2016 – Le dimissioni di Marco Bonzanini

fanno rumore e promettono di farne ancora per qualche giorno. Nel lasciare la presidenza e il Consiglio comunale, l’esponente democratico lancia pesanti accuse a una parte della minoranza, colpevole a suo dire d’averlo attaccato personalmente. In sua difesa si schiera con toni ancor più duri il sindaco Silvia Marchionini, che non esita a parlare di “macchina del fango”, sfogando “l’amarezza di una persona onesta sottoposta ad un attacco personale che non meritava, ed a lui va la mia solidarietà umana e politica”. “La città ha perso il contributo di un ottimo amministratore pubblico, un consigliere comunale con grandi qualità umane innanzitutto, politiche e amministrative – dichiara – come ha dimostrato nello svolgimento del suo ruolo di Presidente”.

A ruota, in serata, la nota ufficiale del capogruppo Pd Marco Tartari che, anche a nome di “tutti i militanti del Partito Deocratico nel Gruppo Consigliare, nel Partito e nella Giunta” esprime solidarietà a Bonzanini contro “la macchina del discredito politico”, un modo di fare politica che attacca “personalmente l'avversario, la sua onorabilità e la sua personale dignità”. Per Tartari, Bonzanini “ha svolto il suo ruolo in modo integerrimo, corretto, leale”.

Chiamato in causa come quella parte di minoranza che attacca, Renato Brignone (Sinistra & Ambiente) ha risposto negando che esista la macchina del fango e ricordando che le sue critiche, sempre argomentate, sono state verso il Bonzanini presidente, che ritiene e riteneva inadeguato. “Mi si creda se posso capire il travaglio personale e anche il dolore per i rilievi mossi, ma ciò non toglie che la scorrettezza evidenziata fosse palese. Di questa vicenda spiacciono al sottoscritto le dimissioni da Consigliere dell'ex Presidente, non altro”.

Dalle minoranza altrettanto duro il commento di Michael Immovilli: “Bonzanini se ne va sbattendo la porta dopo essere stato un cattivo presidente e un pessimo consigliere, responsabile di connivenza con il Sindaco votando atti contro la città – spiega –Più che andarsene avrebbe dovuto rimanere dimostrando che si può votare in favore della città e non il contrario”.

Al netto delle dichiarazioni ufficiali, la notizia ha del tutto spiazzato i gruppi di minoranza, che non s’aspettavano un simile passo. E anche nelle file del Partito democratico c’è in parte sgomento. Una parte di consiglieri e militanti ritiene eccessive e sproporzionate le dimissioni – soprattutto da consigliere. Per la verità nel partito, che fino a mercoledì sera non avrà un segretario e che vive in una sorta di limbo in cui, con la candidatura Scalfi, la parte critica verso il sindaco Silvia Marchionini ha opzionato la segreteria, la sortita di Tartari non piace. Primo perché non concordata, secondo perché invelenisce il clima alla vigilia dell’elezione del prossimo presidente mentre servirebbe distensione. 

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