VERBANIA - 13-9-2024 -- C'è il concreto sospetto di un commercio di selvaggina destinata a ristoranti e privati dietro l'attività di bracconaggio per la quale cinque uomini, due sardi e tre albanesi, sono stati denunciati dalla Polizia Provinciale. Tutti residenti a Oggebbio i cinque avrebbero predato senza alcun tipo di permesso, con armi illecite seppure detenute legalmente e l'uso di cartucce proibite, un grande numero di selvatici tra cervi, cinghiali, caprioli. Molte le bestie trovate morte nel bosco dopo ore o giorni di agonia, perchè erano stati inferti loro colpi non mortali.
Tra gli animali uccisi, un grosso cervo reale, un animale imponente, di oltre duecento chili, prossimo alla stagione degli amori e che avrebbe trasmesso alla prole un patrimonio genetico prezioso. Si calcola che solo il palco delle corna, sul mercato clandestino degli appassionati di trofei, avrebbe potuto fruttare anche 8mila euro.
Intorno ai 10 euro al chilo, invece, il valore della carne.
"Occhi nel buio" il nome dato all'operazione i cui dettagli sono stati illustrati questa mattina in Provincia dal comandante Riccardo Maccagno e dai suoi uomini. A incastrare i bracconieri sono stati infatti gli speciali dispositivi di cui è dotata la Polizia provinciale che consentono la visione nel buio. Collocate in punti specifici, mimetizzate nel verde, queste telecamere per la visione notturna hanno consentito di rilevare le modalità adoperate dai cacciatori di frodo, che attiravano a sé gli animali disseminando frequentemente i luoghi con delle esche di cibo. A far partire le indagini, andate avanti diversi mesi, sono state alcune segnalazione giunte dalle frazioni sopra Oggebbio che parlavano di spari nella notte. A caccia chiusa, il primo controllo effettuato dagli agenti della provinciale, è stato sui permessi speciali conferiti per sparare ai cinghiali; me per la zona di Oggebbio non ve ne erano, pertanto si è cercato altrove. Piazzare le fototrappole, individuare i soggetti, seguirne gli spostamenti e le modalità di caccia, quasi quotidiana: "É stato necessario attendere del tempo prima di intervenire - dicono gli agenti - ma era determinante prima di tutto individuare i componenti e soprattutto non ci si poteva permettere di sbagliare l'intervento che avrebbe in tal caso vanificato il lavoro di mesi di spostamenti e indagini". Nel pomeriggio di sabato 7 settembre, all'imbrunire, l'operazione è scattata. Gli agenti erano appostati a Dumera tenendo d'occhio uno dei cinque denunciati, che girava con uno zainetto all'interno del quale c'era, smontato, il fucile. Alle 22 ha esploso un colpo di fucile salvo poi allontanarsi. A quel punto gli agenti provinciali, hanno avvisato i colleghi di bloccare l'auto con l'uomo a bordo. Era un cinquantenne residente a Oggebbio, armato di un fucile da caccia calibro 12. Sul luogo dello sparo, intanto, gli agenti hanno rinvenuto la carcassa del grosso cervo incoronato, mentre tre persone a bordo di un furgone si avvicinavano ai luoghi, presumibilmente per prelevare l'animale. Sono stati fermati. Sono seguite le perquisizioni con il sequestro di tre fucili e munizioni.
Tutte le persone coinvolte sono prove di porto d'armi. I deferiti a vario titolo sono due cittadini di origine sarda di 50 e 42, cugini, considerati i vertici del gruppo e tre albanesi di 20, 27 e 33 anni, che avrebbero partecipato alle cacce. Lungo l'elenco dei capi di imputazione al quale dovranno rispondere i 5 a vario titolo e in concorso. Associazione a delinquere finalizzata alla caccia in periodo di divieto generale, utilizzi di mezzi vietati, mancata denuncia all'autorità di Pubblica sicurezza di armi e munizioni, omessa custodia di armi, porto abusivo di armi, abbattimento di fauna selvatica senza concessione dello stato. Le indagini sono ancora in corso, l'assenza di capi presso il domicilio dei cinque, unita all'intensa attività venatoria praticata, spinge a indagare sulla possibilità di un commercio clandestino di carni di selvaggina. Commericio molto pericoloso perchè queste carni rischiano di finire a tavola senza alcun tipo di controllo sanitario. Ha espresso grande soddisfazione per l'esito dell'operazione, il comandante Riccardo maccagno, che ha evidenziato l'impegno (non privo di senso del sacrificio) che ha mosso i suoi uomini nell'attività. La polizia provinciale è composta da 12 uomini, tra qualche giorno scenderanno a 11 per un pensionamento ed in un territorio con le caratteristiche del VCO, l'impegno necessario è davvero notevole.